Page 131 - La coppia intrappolata
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La farmacologia: quando e come intervenire
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A cura di Stefano Ruggieri
Professore Ordinario di Neurologia all’Università di Roma “Sapienza”
e Primario Neurologo del Centro Neuromed di Pozzilli (CB)
Quando capire che è arrivato il momento d’integrare alla psicoterapia la farmaco-
logia? Nel momento in cui ci rendiamo conto che il succube è sopraffatto dalla pre-
senza di pensieri ossessivi, continui processi di ruminazione, comportamenti com-
pulsivi tali da costituire rilevante sofferenza soggettiva, compromissione sul piano
sia personale sia relazionale, lavorativo e sociale in genere. Quando l’intensità di
questa sofferenza disturba la stessa psicoterapia, ci accorgiamo che il succube non
riesce più ad avere la giusta lucidità per seguire la terapia, ed è quindi privato del-
la possibilità di fissare determinati messaggi che costituiscono la presa di coscien-
za della situazione nella quale è intrappolato.
Ce ne rendiamo conto dallo sguardo “perso” del paziente che ci sta chiedendo
uno spiraglio o meglio una “sferzata” per metterlo in condizione di occuparsi di
se stesso con coscienza. Spesso il succube non è neppure realmente cosciente di
questa forma ossessiva che lo invalida, avverte solo un grande sentimento di an-
goscia e impotenza con conseguente depressione. Queste ossessioni sono conte-
nuti di coscienza che si presentano sotto forma di pensieri ricorrenti o di rappre-
sentazioni mentali non intenzionali e irrazionali che il succube critica, ma di cui
non riesce a liberarsi con le sole tecniche psicoterapeutiche. Si tratta di contenuti
riconosciuti come propri, ma a volte estranei alla propria esperienza psichica e spes-
so inaccettabili e quindi rifiutati dall’Io che viene ostacolato nel suo processo di
consapevolizzazione.
In questa fase il succube vive uno stato continuo di ansia nel quale le crisi acu-
te di panico hanno lasciato campo libero alla generale sensazione di insicurezza, per-
plessità, dubbio, timore, incapacità di assumersi la responsabilità di qualsiasi deci-
sione, con l’assillante attesa di un danno maggiore da parte del dominante, una pro-
spettiva peggiorativa della propria esistenza. L’individuo vive uno stato generale di
malessere che non gli permette, anzi gli impedisce di calarsi nella psicoterapia so-
prattutto nel programma sistemico che lo attende per potersi liberare di tutta la sof-
ferenza che lo fagocita.
L’aiuto che viene chiesto al “farmaco” è un aiuto specifico, mirato, preciso. Un
trattamento che non viene protratto per lungo tempo, ma è personalizzato alle ne-
cessità del succube ed è indirizzato affinché questi recuperi e attivi le proprie risor-
se e capacità di reazione. Ottenuto l’obiettivo si può procedere a una graduale so-
spensione del farmaco, certi del mantenimento da parte dell’individuo dei benefici
ottenuti.
D. Di Battista, La coppia intrappolata, 117
DOI: 10.1007/978-88-470-2607-0_6, © Springer-Verlag Italia 2012