Page 135 - La coppia intrappolata
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6.3 Come agire razionalmente 121
Il controllo dell’ansia deve essere di ventiquattro ore; farmaci a breve emivita
(attivi per poche ore) non sono utili. Se l’effetto protettivo del farmaco contro l’an-
sia si riducesse, troveremmo una persona totalmente indifesa con un grave danno
psicologico e una perdita di fiducia nell’efficacia dei farmaci.
Esistono benzodiazepine a lunga azione (a lunga emivita) e finalmente ora an-
che benzodiazepine che sono divenute a lunga azione con tecniche farmaceutiche
di rilascio prolungato, che permettono un controllo dell’ansia costante nel tempo.
La dose, proporzionale al grado di ansia, avrà un’unica eccezione la sera, quan-
do la dose dovrà essere molto più elevata per dare la possibilità di avere un sonno
continuo (un risveglio notturno corrisponderebbe ad aprire una botola verso la sof-
ferenza) e soprattutto per avere un effetto ansiolitico al risveglio che duri fino alla
prima somministrazione della giornata.
Gli effetti collaterali non sono rilevanti, ma con questa particolare terapia è ne-
cessario avvertire che esiste la possibilità di provare sonnolenza per i primi giorni.
L’errore più dannoso è quello di sovradosare la terapia, poiché quando l’ansia si at-
testa sotto la linea della normalità si può produrre un effetto collaterale, l’anedo-
nia, che si compone di apatia (nessuna cosa, nessuna azione, nessun evento crea pa-
tos) e abulia (mancanza di spinta a partecipare a tutti gli eventi di una giornata).
L’ossessione è lo scoglio più duro da affrontare ed è anche la più frequente psi-
copatologia che si riscontra in più membri di una stessa famiglia, colpiti in modo
più o meno rilevante. Non si può indicare con certezza che sia una patologia gene-
tica, perché fino a oggi nessun gene è stato incolpato di esserne la causa, ma se si
dovesse fare una scala in base alla predisposizione familiare al primo posto ci sa-
rebbe l’ossessività, al secondo l’ansia e infine la depressione. Il secondo posto del-
l’ansia è forse dovuto al fatto che l’ansia (per fortuna) è sempre presente nel nostro
patrimonio genetico e, ben modulata, è una compagna che ci permette di vivere e
sopravvivere nel nostro mondo divenuto così complesso.
L’ossessione è patologicamente dovuta a un’alterazione delle connessioni del-
le aree prefrontali con le strutture corticali e in particolare alle connessioni orbito-
frontali, che hanno come trasmettitore la dopamina. La riduzione del tono dopami-
nergico attraverso terapie farmacologiche si ottiene oramai da anni ed è usata an-
che in altre patologie.
Sui neurolettici esistono numerosissime ricerche scientifiche che sono di aiuto
per la scelta del tipo e del dosaggio del farmaco; nelle nostre indicazioni terapeuti-
che due farmaci sono di prima scelta. Il motivo è la loro presenza da circa mezzo
secolo nel prontuario terapeutico che ne certifica efficacia e sicurezza.
L’aloperidolo e la clozapina, usati a basso o bassissimo dosaggio insieme alle
benzodiazepine, sono in grado di controllare ansia e ossessioni fin dai primi gior-
ni di trattamento, mentre sono meno potenti gli altri neurolettici e quasi inattivi gli
atipici.
La comparsa di sintomi extrapiramidali (lentezza dei movimenti e lieve tremo-
re delle mani) è l’effetto collaterale più frequente ed è da tenere sotto controllo. La
riduzione o la sospensione del farmaco provoca la rapida regressione dei sintomi.
Un farmaco che esce dalla classe dei neurolettici e si pone nella classe degli an-
tidepressivi, ma ha un effetto potremmo dire “specifico” per l’ossessione è la clo-