Page 22 - Manuale di autostima
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forma e cresce nel rapporto con gli altri, nel modo in cui siamo valutati dagli altri.
Prova a pensare di essere bendato (non sono abbastanza sadica da dirti di fare davvero la
prova, ci accontenteremo di farla a livello mentale) e di dover andare dal dove sei ora (in
salotto? Cucina? Camera da letto?) in un'altra stanza, ad esempio il bagno. Chiudi gli occhi,
lascia che l'oscurità ti immerga. Ce la faresti? Probabilmente, sì. Andando a tentoni, tentando
di ricordarti dove sono sistemati gli oggetti potenzialmente letali (ad esempio un vaso di vetro
che potrebbe caderti in testa se urtassi il tavolino su cui è riposto o lo sportello del forno
socchiuso contro cui potresti sbattere il ginocchio o il fianco) e, probabilmente, scivolando e
prendendo qualche botta. Ma arriveresti. Diciamo, però, che in un momento di gentilezza un
tuo amico che passa di lì inizia a darti delle indicazioni, ad esempio ti dice di spostarti a
destra, a sinistra, o di fare attenzione al gradino. In questo modo, sarebbe tutto più semplice. È
lo stesso motivo per cui un bambino piccolo si rifà al giudizio altrui, soprattutto a quello dei
genitori, per giudicare sé stesso.
È estremamente difficile valutare sé stessi da soli, perché vuol dire tentare di descrivere
qualcosa portando una benda sugli occhi. Immagina di nuotare in piscina. Sei immerso
nell'acqua, proprio nel mezzo della piscina. Riesci a descriverla perfettamente? Riusciresti a
dire da quante corsie è formata, quale potrebbe essere la sua larghezza e la sua lunghezza,
quale la sua profondità? Difficilmente. Sarebbe molto più semplice descrivere la piscina
rimanendo in piedi a bordo vasca, fuori dall'acqua. È molto più semplice valutare qualcosa
quando non siamo direttamente coinvolti.
Lo è per noi, figuriamoci per un bambino di due anni. Deve affidarsi a qualcuno per essere
guidato, per capire il suo valore. Ma non tutte le nostre guide sono guide appropriate.
Non tutte ci offrono gli strumenti per imparare a valutare noi stessi. Non ci dicono, o non
ci hanno detto, chi siamo, ci dicono come dovremmo essere secondo il loro metro di
giudizio. Ma è, appunto, il loro metro di giudizio. Un'opinione personale. Ma ora non siamo
più bambini piccoli, e non abbiamo più le necessità di un neonato. Prova a pensare a te stesso
a quattro, cinque mesi. Se ce l'hai, prendi una tua fotografia di quando avevi quell'età.
Guardati. Di quante cose avevi bisogno? Non ho nulla contro i neonati, ma non posso certo
dire che sono particolarmente autonomi. Hanno bisogno di qualcuno che dia loro da mangiare,
che li cambi, che li consoli, che li difenda dal freddo e li rinfreschi quando è troppo caldo. Tu
ed io avevamo bisogno di qualcuno che ci desse da mangiare, che ci cambiasse, che ci
consolasse. E adesso? C'è qualcuno che ogni sera arriva a casa per imboccarti? Ti aggrappi al
divano per imparare a camminare? Nella vita hai imparato molto. Non ci pensiamo mai, e
pensiamo che sia scontato, ma nella vita impariamo tantissimo. Impariamo a rispondere da
soli ai nostri bisogni. Impariamo a parlare, e a non distenderci per terra piangendo o
emettendo suoni incomprensibili perché abbiamo fame, ma ad andare al supermercato a
comprare qualcosa, o ad aprire il frigorifero e prepararci un panino. Da piccoli siamo caduti
cento o mille volte, ma alla fine abbiamo imparato a camminare. Poco alla volta,
impariamo a non doverci appoggiare alle altre persone per qualunque cosa, ma solo
quando ne abbiamo un bisogno reale. Impariamo che possiamo andare a lavoro da soli, non
serve che qualcuno ci faccia salire su un passeggino e ci guidi. Perché non possiamo imparare
anche ad essere autonomi anche nell’autostima? Perché, con il tempo, non possiamo