Page 97 - Come vivere più a lungo
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Una terapia  ortomolecolare concepibile  contro la  fenilchetonuria,  o altre

          malattie ereditarie dovute a un gene imperfetto, sarebbe quella di introdurre un
          gene  (molecole  di acido  desossiribonucleico  o DNA), isolato dai tessuti  di
          un'altra persona, nelle cellule  di una persona che soffra di questa malattia. Per
          esempio, il DNA che presiede la sintesi dell'enzima  catalizzatore dell'ossidaz-
          ione della fenilalanina in tirosina potrebbe essere prelevato dalle cellule  del fe-

          gato di un essere umano normale e introdotto nelle cellule  del fegato della per-
          sona affetta da fenilchetonuria. Questo tipo di cambiamento nelle caratteristi-
          che genetiche di un organismo è stato effettuato in alcuni  microrganismi;  non

          ancora negli esseri umani, e per molti decenni ancora sarà improbabile che esso
          diventi un mezzo importante per il controllo di difetti genetici.

              Un altro metodo possibile  di terapia ortomolecolare della  fenilchetonuria,
          simile  all'uso dell'insulina  nel controllo del diabete, sarebbe l'iniezione dell'en-
          zima attivo. Ci sono due ragioni per le quali questo trattamento non è stato at-

          tuato: in primo luogo, perché, quantunque  sia noto che l'enzima  è presente nel
          fegato degli animali,  esso non è stato ancora isolato in forma pura; in secondo
          luogo, il meccanismo naturale immunologico, che comporta l'azione degli anti-
          corpi contro le proteine  estranee alla  specie, opererebbe in modo tale da di-

          struggere l'enzima estratto dal fegato di animali appartenenti ad altre specie.

              In generale, questo meccanismo impedisce l'uso di enzimi,  o di altre protei-
          ne, ricavati da animali e non dagli uomini,  per il trattamento delle malattie de-
          gli esseri umani,

              Esiste ancora un altro tipo possibile di terapia ortomolecolare. Le molecole
          di molti enzimi consistono di due parti: la parte puramente proteica, chiamata

          apoenzima,  e la parte non proteica, chiamata coenzima. L'enzima attivo, chia-
          mato  oloenzima,  consiste  nell'unione  fra  apoenzima  e coenzima.  Spesso il
          coenzima è una vitamina  o una molecola molto simile. Si sa, per esempio, che
          un numero di enzimi diversi presenti nel corpo umano, pur catalizzando diffe-

          renti reazioni chimiche, hanno come coenzima la tiamina  difosfato, un derivato
          della tiamina (vitamina B ).
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              In alcuni  casi di malattie  genetiche, l'enzima  non è assente, ma è presente
          con un'attività ridotta. Uno dei modi in cui il gene imperfetto opera, sta nel pro-
          durre un apoenzima  dalla  struttura anormale, tale da non combinarsi rapida-

          mente  con il coenzima  per formare l'enzima  attivo. In condizioni  fisiologica-
          mente normali, con la concentrazione  normale di coenzima, forse solo l'1 per
          cento dell'apoenzima  anormale si combina con il coenzima. Secondo i principi

          dell'equilibrio  chimico,  una  maggiore  quantità  dell’apoenzima  anormale  po-
          trebbe combinarsi con il coenzima, aumentando la concentrazione di quest'ulti-
          mo nei fluidi corporei. Se si dovesse aumentare la concentrazione di cento vol-
          te, la maggior parte delle  molecole dell’apoenzima potrebbe combinarsi con il
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