Page 193 - Come vivere più a lungo
P. 193

Nella nona edizione  dell'Enciclopedia Britannica (1881) La pazzia veniva

          definita  come una malattia cronica del cervello che induce sintomi di disturbi
          mentali  cronici.  L'autore dell'articolo, il  dottor J. Batty Tuke, che insegnava
          alla Scuola di Medicina di Edimburgo, proseguiva affermando:

              «Tale definizione  ha il grande vantaggio  pratico di tener presente allo stu-
          dente il fatto primario che la pazzia è il risultato di una malattia del cervello, e

          non è un mero disordine immateriale dell'intelletto. Ai primordi della medicina
          era ammesso generalmente il carattere corporeo della pazzia mentale, e solo al-
          lorché la superstiziosa ignoranza del Medio Evo offuscò le deduzioni scientifi-
          che (anche se assolutamente non sempre esatte) dei primi autori, nacquero delle
          teorie che ne affermavano  il  carattere puramente psichico. Oggigiorno non è

          necessario combattere tali teorie, poiché è ormai universalmente accettato che
          il cervello è l'organo attraverso cui si manifestano i fenomeni mentali; è pertan-
          to impossibile concepire l'esistenza di una mente insana in un cervello sano».


              Nel 1929, quando fu pubblicata la quattordicesima edizione dell'Enciclope-
          dia Britannica, la situazione era mutata, soprattutto a causa dello sviluppo del-
          la psicoanalisi di Sigmund Freud. La precedente definizione  di pazzia era stata
          tolta e sostituita  da una discussione svolta  da due punti di vista: quello  della
          scuola  materialista,  che sosteneva l'intervento  di cambiamenti  strutturali  nel

          cervello, e quello della scuola psicogena, che sosteneva che la pazzia è dovuta
          ad anomalie dell'Io e che i cambiamenti strutturali del cervello osservati in cer-
          te forme di pazzia sono dovuti a una mentalità pervertita.

              Ancora oggi,  quando ormai siamo  perfettamente a conoscenza dell'azione
          dei farmaci psicotropi, dei tumori al cervello, delle lesioni cerebrali, dei virus

          lenti,  della  carenza vitaminica  e di altri fattori che influiscono  sul funziona-
          mento del cervello, vi sono persone che praticano la psicoanalisi ignorando del
          tutto il cervello, e cercando solo di trattare l'Io.

              Quando fu  introdotto  l'uso della  vitamina  B   (dal 1920 bevendo il  latte,
                                                                         3
          dopo il 1940 mangiando pane fatto con farina arricchita di tale vitamina), essa

          ha guarito migliaia di malati di pellagra dalle loro psicosi, oltre che dalle mani-
          festazioni fisiche della loro malattia. Per questo scopo bastano piccole dosi; la
          RGR del Consiglio  Nazionale  delle  Ricerche degli Stati Uniti è di 17 mg. al
          giorno (per un paziente di sesso maschile, del peso di 70 kg). Nel 1939 Clec-

          kiey, Sydenstricker e Geeslin riferirono di aver trattato con successo dicianno-
          ve pazienti, e nel 1941 Sydenstricker e Cleckiey riferirono di aver trattato con
          analogo successo ventinove pazienti, affetti da gravi sintomi psichiatrici, usan-

          do dosi moderatamente forti di acido nicotinico (da 0,3 a 1,5 g. al giorno). Nes-
          suno di questi pazienti presentava i sintomi fisici della pellagra o di altre forme
          di avitaminosi. Più di recente altri ricercatori hanno riferito l'uso di acido nico-
          tinico e di nicotinamide nel trattamento di malati mentali. Tra questi spiccano il
   188   189   190   191   192   193   194   195   196   197   198