Page 40 - Prodotto interno mafia
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bisogno di avere l’assenso dei loro capi, molti dei quali sono
sottoposti al regime del carcere duro.
L’operazione Perseo del 2008 ha stroncato sul nascere il
tentativo di ricostituire la «Commissione provinciale»
palermitana il cui obiettivo era riportare in vita la «Cupola»
mafiosa. L’idea dei criminali era quella di creare, adattando le
regole, un sistema di «reggenti» che sostituissero i capi in
carcere.
Le ultimi indagini hanno rivelato un ritorno alla
«compartimentazione» per la mafia: i mandamenti oggi
comunicano nuovamente solo attraverso i vertici. Cosí, in caso di
arresto, gli affiliati sono in grado di fornire un numero limitato di
informazioni ai magistrati. Cosa nostra rimane schiava delle sue
stesse regole.
Nel libro Per non morire di mafia lei denuncia il rischio che
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la mafia diventi un modello per la società civile. Gli ultimi fatti
di cronaca, al vaglio degli inquirenti, hanno messo in luce un
sistema politico-economico-finanziario che fa largo uso
dell’illegalità per prosperare.
In fondo che cosa sono le organizzazioni criminali? Una
specie di club degli «amici degli amici» in cui chi entra deve
adeguarsi alle regole e sottoscrivere un patto di omertà e
complicità in cambio di privilegi. Chi esce dal club è fuori dal
mercato: finito, disoccupato, fallito. Il metodo mafioso – favorire
privilegi e annullare la concorrenza – è stato senza dubbio
clonato in alcune zone di confine della politica e dell’economia:
cosí sono nate «le cricche» e i comitati d’affari. Un sistema di
relazioni informali fondato sul principio dell’amicizia
strumentale ha finito con il favorire forme di intermediazione e
appartenenza, diciamo cosí, alternative.
L’attitudine non riguarda solo i criminali o i truffatori:
nell’Italia contemporanea il raggiungimento dello status e la
possibilità di inserimento nel mondo del lavoro dipendono
strettamente dalle proprie conoscenze. I rapporti «amicali» sono
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