Page 38 - Prodotto interno mafia
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In origine l’organizzazione non aveva un «capo dei capi».
L’uomo al vertice della «Cupola», che era chiamato segretario,
aveva un ruolo di mediatore tra gli opposti interessi e di
compensazione, non era operativo. La «Commissione
provinciale» forniva solo la direzione strategica
all’organizzazione, lasciando le questioni legate al territorio ai
capifamiglia. Il «capo dei capi» è una deviazione corleonese: è
stato Totò Riina a rivoluzionare anche questo aspetto. Riina ha
mantenuto formalmente la struttura di Cosa nostra, ma ha
promosso una gestione dittatoriale dell’organizzazione.
Prima della svolta corleonese imposta da Riina, Cosa nostra
era piú simile alla ’ndrangheta?
Sí, ma la ’ndrangheta è molto piú simile a Cosa nostra di
quello che crediamo. Grazie alle ultime indagini abbiamo
scoperto che l’organizzazione calabrese ha un vertice che
impone le direttive strategiche.
Secondo il procuratore Nicola Gratteri è un errore pensare
che a capo dell’organizzazione ’ndrangheta ci sia una «Cupola»
o un boss. Gratteri sostiene nelle pagine che seguono che
Domenico Oppedisano, arrestato nel luglio del 2010, non era
affatto il capo della ’ndrangheta, ma l’uomo preposto a far
rispettare delle regole.
Se un affiliato divenuto capo locale voleva emanciparsi dal
«Crimine», la struttura decisionale della ’ndrangheta, e creare un
«locale» indipendente o addirittura un nuovo «mandamento» –
come è accaduto con Carmelo Novella in Lombardia – era
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Oppedesano a dare le direttive per commettere l’omicidio. Non
dico che la ’ndrangheta abbia un capo che decide tutto, ma
pensare che non ci sia un organismo direttivo e un personaggio
che si occupa del coordinamento globale non mi pare
corrispondente ai piú recenti accertamenti.
La «famiglia» mafiosa è come la «’ndrina». Il «locale» della
’ndrangheta è speculare al «mandamento» di Cosa nostra, che –
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