Page 148 - Prodotto interno mafia
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Volando  da  aeroporti  di  secondo  livello,  come  Ostenda  in

               Belgio,  Petersburg  in  Sudafrica,  l’ex  pilota  consegnava  fucili
               d’assalto,  bombe  da  mortaio,  lanciarazzi,  missili  anticarro  e

               antiaerei  e  munizioni  ai  milioni  di  ribelli  angolani  dell’Unita,
               l’Unione  nazionale  per  l’indipendenza  totale  dell’Angola;

               riforniva il Ruf e le milizie hutu del Ruanda presso le loro basi
               nel  Congo  Orientale.  Non  c’è  organizzazione  di  regime,
               terroristica  o  criminale,  che  non  sia  passata  dalla  macchina

               transnazionale di trasporto aereo firmata Viktor Bout: Al Qaeda,
               il regime talebano, le Farc colombiane, i guerriglieri e i dittatori

               africani.
                   Bout è stato catturato nel 2008 in Thailandia e, dopo una lotta

               sotterranea  tra  il  governo  americano  che  ne  chiedeva
               l’estradizione e la Russia che ha fatto di tutto per impedirla, è

               stato  consegnato  dalla  polizia  thailandese  agli  Stati  Uniti  dove
               attualmente è rinchiuso nel Metropolitan Correctional Center di
               New York City.

                   L’opposizione di Mosca all’estradizione è un simbolo evidente
               del legame tra il governo e il trafficante di armi. Non è possibile

               costruire un’organizzazione internazionale come quella di Bout
               senza  avere  la  partecipazione  attiva  dei  governi.  Senza
               l’appoggio degli stati e dei servizi segreti, il «mercante di morte»

               non avrebbe potuto operare. Bout sa troppe cose ed è evidente
               che  il  governo  russo  non  vuole  in  nessun  modo  che  queste

               informazioni siano messe a disposizione del governo americano.


                   Se  su  un  piano  politico  il  coordinamento  internazionale  è

               difficile  perché  mina  troppi  interessi  particolari,  su  quello
               dell’azione concreta di magistratura e forze dell’ordine stiamo

               vedendo che la strategia di attacco ai vertici delle organizzazioni
               criminali  non  funziona  piú.  Già  a  proposito  dell’ex  signore

               colombiano della droga Pablo Escobar lei ha scritto che la sua
               morte  nel  1993  non  eliminò  i  vertici  del  narcotraffico,  ma  ne

               determinò solo la riorganizzazione. Qual è dunque, se esiste, la
               strategia vincente?





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