Page 143 - Prodotto interno mafia
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In Illecito lei fotografa una situazione che vede in costante
aumento i traffici illegali nel mondo. Come descriverebbe lo
stato attuale dell’economia criminale?
Gli anni trascorsi dalla pubblicazione di Illecito a oggi non
sono un periodo qualsiasi. Sono i cinque anni della crisi
economico-finanziaria, che hanno rafforzato i traffici criminali.
Innanzitutto perché la politica di tagli alla spesa pubblica portata
avanti dai governi di molti paesi ha colpito anche le strutture e i
servizi di contrasto alla criminalità organizzata. In secondo
luogo, perché la crisi ha avuto un impatto molto negativo sul
mondo del lavoro.
Nel 2009 la disoccupazione ha raggiunto il suo record, con
212 milioni di senza impiego, registrando un incremento di 34
milioni rispetto al 2007, l’anno antecedente la crisi . In molti casi
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le persone rimaste senza lavoro si sono rivolte al mercato illegale
che, a differenza di quello legale, si è rafforzato: è dimostrato
che nei periodi di crisi se la domanda di lavoro regolare
diminuisce, quella che riguarda i traffici illeciti è in continuo
aumento. Mi riferisco soprattutto ai business che riguardano il
trasferimento dei clandestini da impiegare nella manodopera a
basso costo e nella microcriminalità, la compravendita di
prodotti contraffatti, il traffico di armi.
Se il mondo dell’illecito segue logiche economiche classiche
non sarebbe normale aspettarsi che anche la criminalità abbia
dei contraccolpi dalla crisi come ogni altra attività?
No, perché un elemento da tenere in considerazione quando si
analizza il rapporto tra illecito e crisi finanziaria è che le
multinazionali della criminalità non rischiano: i loro investimenti
riguardano principalmente il mercato immobiliare
(compravendita di terreni, uffici, appartamenti, grandi
magazzini), non prodotti finanziari. La speculazione, il gioco di
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