Page 113 - Prodotto interno mafia
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Monsignore Mogavero, dal 2007 lei è vescovo di Mazara del
               Vallo,  in  provincia  di  Trapani.  L’area  di  Mazara,  o  Mazzara,
               come  la  chiamano  i  siciliani,  è  da  sempre  caratterizzata  da

               infiltrazioni mafiose. Come è stato l’impatto con una realtà cosí
               difficile?



                   L’incarico  a  Mazara  non  l’ho  cercato,  ero  a  Roma  da  dieci
               anni e amavo il mio lavoro. È stato l’arcivescovo di Palermo, il

               cardinale  Salvatore  de  Giorgi,  a  propormelo  per  assicurare  la
               presenza negli uffici della Conferenza episcopale italiana di un

               prete operativo al Sud.
                   In oltre quarant’anni di ministero presbiterale, non sono mai

               stato parroco. Per ventisette anni ho insegnato diritto canonico a
               Palermo  nella  facoltà  teologica  di  Sicilia  e,  in  seguito,  ho

               prestato  servizio  al  tribunale  ecclesiastico  regionale.  Il  mio
               percorso  non  è  dunque  caratterizzato  da  un  impegno  pastorale
               diretto. Ho lavorato molto nelle istituzioni ecclesiali: a Palermo

               con  il  Consiglio  pastorale  e  quello  presbiterale,  a  Roma  alla
               segreteria generale della Cei.

                   Il  mio  arrivo  a  Mazara  è  coinciso  con  l’inizio  della  grande
               crisi economica. La città vive principalmente di quello che arriva

               dalla  terra  e  dal  mare.  Abbiamo  la  prima  flotta  peschereccia
               italiana,  ma  se  fino  a  una  decina  di  anni  fa  la  minaccia  era

               costituita solo dai pirati libici, oggi a far paura è la concorrenza
               nel  Mediterraneo  di  tunisini,  giapponesi,  coreani.  Per  gli
               agricoltori la crisi si è trasformata in un calo del 70 per cento nel

               raccolto,  e  non  solo  non  hanno  potuto  recuperare  le  spese,  ma
               non  sono  riusciti  a  pagare  neanche  la  manodopera  utilizzata.

               Cosí  la  crisi  si  è  ripercossa  anche  su  fasce  di  popolazione  che
               avevano uno stile di vita discreto.
                   È  aumentato  il  numero  di  persone  che  non  riescono  a  far

               quadrare i bilanci alla fine del mese e che vengono in parrocchia
               a chiedere un sostegno per pagare la bolletta o per fare la spesa.

               In  tanti  credono  che  rivolgendosi  al  vescovo  riusciranno  a



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