Page 80 - Potere criminale
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S. Ma Buscetta non sempre dice la verità...

           L. Si arrampica sugli specchi per farci credere che il narcotraffico sia il peccato originale dei suoi
           nemici corleonesi, da cui i suoi amici sarebbero mondi. Fa scendere una fitta censura sul ruolo degli
           americani e della terza mafia. Mente sistematicamente ogni qual volta parla di se stesso. Non spiega
          perché gli esattori Nino e Ignazio Salvo facciano ricorso a lui, né perché venga temuto così tanto dai
           corleonesi,  né  le  ragioni  dell’uccisione  dei  suoi  figli  e  parenti.  Non  spiega  perché  il  boss  Saro

          Riccobono, alleato dei corleonesi, non riuscì a ottenere la sua testa, nonostante avesse telefonato agli
          Inzerillo d’America con una proposta: vi salviamo tutti, se ci consegnate Buscetta. Perché tutti si
          interessavano a lui, per chiedergli aiuto o per farlo fuori?

           S. Perché era il «trait d’union» tra siciliani e americani nel traffico della droga?

           L. Certo: un canale che i corleonesi volevano controllare o eliminare. La ricostruzione di Buscetta è
           invece utilissima nel raccontare l’ascesa dei corleonesi. A volte esagera, ma riusciamo a capirlo dalle
           sue stesse parole: i fatti che raccontano valgono a correggere lo schema. Questa è una virtù delle

           grandi testimonianze.

           S. Perché Falcone e il pool antimafia accettano le verità di Buscetta senza infierire?

           L. Lo dice Falcone stesso: perché fornisce l’alfabeto, la grammatica e la sintassi della mafia. Perché
           apre le porte dell’enorme edificio sotterraneo, pur occultando alcune delle sue stanze.


























































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