Page 78 - L'onorata società
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"portabilità", che agli utenti sarebbe dovuta costare solo 35 euro di tassa
ipotecaria, il resto tutto gratis. Poteva filare liscio un provvedimento del
genere? No. Le banche si sono messe di traverso, ostacolando i passaggi
da istituto a istituto e prospettando costi illegittimi che andavano da 280 a
2.500 euro. Evidente che molti si sono scoraggiati. Un anno dopo, nel
maggio 2008, su un totale di 3,6 milioni di mutui accesi, il 14 per cento dei
quali stimati in stato di sofferenza, quelli in qualche modo rivisti o trasferiti
ad altri istituti erano solo 100 mila.
Una situazione che non poteva passare inosservata. In piena estate
l'Antitrust ha multato 23 banche per pratiche commerciali scorrette. Gli
istituti si sono rivolti al Tar, che ha annullato le multe. Catricalà ha
annunciato di volere ricorrere al Consiglio di Stato. Secondo il Garante, il
rapporto tra consumatore e professionista deve essere improntato a buona
fede e tutela degli interessi del soggetto che dispone di minori informazioni
e forza contrattuale. Quindi, spettava alle banche favorire e non ostacolare
il mutuatario in difficoltà, che voleva cambiare operatore.
In realtà, non è andata così. Il mutuo è stato a lungo una prigione dalla
quale non si poteva evadere. E pure quando le banche hanno allentato le
catene, i problemi non sono finiti. Nei mesi successivi la Bce ha tagliato a
più riprese il costo del denaro, con l'obiettivo di stimolare gli investimenti
delle aziende e i consumi dei privati. I nostri istituti hanno fatto orecchi da
mercante. "Dimenticandosi" di abbassare a loro volta i tassi nel momento
di concedere prestiti alla clientela, o meglio aumentando lo spread, il
margine di guadagno. Nell'agosto 2008, l'Euribor (il tasso di riferimento
usato per calcolare gli interessi sui mutui) era intorno al 5 per cento,
mentre il tasso sui prestiti a un anno applicati alle imprese era intorno al
6,75: più 1,75 per cento a beneficio degli istituti di credito. A fine anno, la
situazione era radicalmente mutata: l'Euribor era calato al 3,5 per cento,
meno 30 per cento, ma il costo per le imprese era sceso al 6,35,
corrispondente al 5 per cento. Fatti due calcoli, il margine di guadagno
delle banche era salito dall'1,75 al 2,85 per cento.
Il tasso strozza
Hai voglia poi a parlare di aiuti di Stato immessi nel circuito produttivo
attraverso il sistema bancario. Prendiamo i Tremonti-bond: 10 miliardi di
finanziamenti pubblici cui avrebbero dovuto attingere gli istituti di credito,
che nelle premesse-promesse del governo avrebbero creato un effetto
volano di finanziamenti alle imprese per un centinaio di miliardi. Una bella
somma per combattere la crisi. E il governo italiano, mentre elargiva soldi