Page 87 - Mani in alto
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sigaretta con i denti, prende l’accendino da diciottomila lire, ammicca alla guardia al
portone, annusa con piacere il tabacco, accende la fiamma e tira una boccata
profonda e insolente.
Il maresciallo, da dietro la persiana, scruta attentamente la scena.
I giovani di oggi non hanno più rispetto per niente e per nessuno. Nell’osservare
quei gesti e quei movimenti, Farolfi pensa che forse saranno state la fame e la
miseria a mettere a nudo gli aspetti peggiori dell’animo umano.
Nel frattempo quel giovanotto sfrontato si sta dirigendo verso il centro rilasciando
lente boccate di fumo.
Il maresciallo Farolfi ha terminato il suo turno di servizio, anzi è terminato da oltre
un’ora, ma a casa nessuno lo aspetta e spesso si attarda in ufficio. Gli preme soltanto
passare dal lattaio prima di tornarsene a casa.
«Ecco cento lire per il litro di latte…»
«Benissimo maresciallo, aspetti che le do il resto… ecco le sue belle venti lire».
«La saluto buonasera».
«Ssera maresciallo».
E così, con il suo litro di latte, Farolfi se ne torna verso casa.
Aveva trovato una mansarda in affitto in via San Felice, una strada non distante
dagli uffici della questura. Non distante ma nemmeno troppo vicina, così da
permettergli di fare due passi con i suoi pensieri.
C’è qualcosa in quei giovanotti che non torna. Si dice che commercino orologi, ma
quegli sguardi e quegli atteggiamenti sfrontati non sembrano proprio di giovani
commercianti.
Farolfi è già a casa, non vede l’ora di togliersi le scarpe e mettere a bollire il latte
fresco. Prima fa un salto al gabinetto che è in comune sul ballatoio, l’anno prossimo
si libera un appartamentino proprio di fronte con un vero bagno in casa.
Se otterrà la promozione a commissario, probabilmente se lo potrà permettere.