Page 85 - Mani in alto
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Sulla pavimentazione della Sala Borsa si disputano indifferentemente incontri di
          pallacanestro, gare di pattinaggio e perfino congressi di partito.
           Ma è la boxe che attira la folla più numerosa, la gente si accalca anche fuori e a
          volte è dovuta intervenire la celere a far sgombrare la strada.

           Gli incontri tra pesi massimi sono sempre i più seguiti. Il pubblico si scalda per
          quegli omoni che se le danno di santa ragione.
           «Dai, dagli con il sinistro!»
           «Ancora dài, dài che adesso si caga addosso dalla paura!»

           I tifosi più esagitati stanno prossimi alle corde per incoraggiare il pugile da vicino.
           Da sopra arrivano schizzi di sudore e sangue.
           E quando i pugili non si picchiano a dovere qualcuno lancia monetine o pezzi di
          pane secco.

           «Hai visto che fisico ha Cavicchi?» grida il Bello verso Paolo e Daniele che ormai
          l’hanno raggiunto.
           «Io preferisco il fisico della Pampanini…»
           «Non ho sentito, cos’hai detto?» dice il Bello tendendo l’orecchio.
           «Dopo andiamo al Caffè, qui c’è un casino che non si riesce a parlare» dice tutto

          d’un fiato Daniele mentre Paolo mastica il bocchino della pipa.
           I quattro escono dalla Sala Borsa due minuti dopo che l’arbitro ha alzato al cielo il
          braccione sinistro di Francesco Cavicchi. Percorrono piazza Nettuno sotto gli occhi

          del Gigante.
           Paolo e Zucchero parlano fitto, il Bello e Daniele li seguono di alcuni passi.
           I portici del centro, anche la sera tardi, pullulano di gente. Uomini, cappelli,
          cappotti, signore, capellini e persino qualche sontuosa pelliccia nella sfregola di
          anticipare un inverno che già si fa sentire e sferza l’aria fredda sulla faccia.

           C’è anche il nuovo cappotto nero dell’Eulalia dietro una colonna.
           Paolo e Zucchero sono appena passati, Daniele getta il mozzicone della Camel
          verso una colonna. Il maresciallo Farolfi li lascia passare e si china a raccogliere la

          cicca.
           Sigaretta di marca, osserva con un sorrisetto.
           Il maresciallo non hai mai fumato in vita sua, ma sa distinguere una sigaretta
          costosa. E quei tre giovanotti, sempre insieme, adesso anche con quel tipo della
          Cirenaica.
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