Page 46 - Mani in alto
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I piccoli birilli d’avorio















           Il Lungo è il re del biliardo.

           Ormai guadagna di più con le boccette che con la ricettazione. C’è sempre
          qualcuno, soprattutto chi viene da fuori e non conosce la sua abilità di giocatore, che
          lo sfida alzando la posta delle scommesse.
           Paolo sorride nel vederlo appoggiare la sigaretta nel posacenere attaccato al

          biliardo. Ricorda bene quando fumavano insieme le prime sigarette, cicche raccattate
          per terra e fumate di nascosto dietro al cortile.
           Il Lungo è nella penombra della sala, soppesa la boccetta e, con misurata
          semplicità, la lancia a caccia di punti tra gli ometti.

           I punti conquistati tra quei piccoli birilli d’avorio sono annotati sulla stecca appesa
          al muro: tanti cubetti con i numeri stampati sui lati. Quando il giocatore raggiunge un
          punteggio più elevato, deve ruotare la stecca per cercare il lato dei cubetti con i
          numeri corrispondenti. Il giocatore abile non dà nemmeno il tempo all’avversario di

          girare la stecca, facendolo così restare ai punti di partenza.
           Daniele è di fianco a un vecchio amico, un tipo chiamato il Biondino, mentre tutti
          osservano ammirati le bocciate del Lungo che sta vincendo agevolmente contro uno
          venuto da Molinella. Il Biondino è un buon giocatore ma non certo al livello del

          Lungo.
           «Se fossi un drago come il Lungo sarei già in America a spendere i soldi guadagnati
          sul biliardo…»
           «Se vuoi puoi guadagnarti subito settantamila lire, basta che ci porti a fare un bel

          giretto…» sibila Paolo a denti stretti.
           «Facciamo centomila e se poi c’è bisogno, ho sempre con me la mia bambina…»
          risponde il Biondino aprendo la giacca a mostrare la Beretta.
           Il Lungo ha appena fatto filotto e la gente attorno al biliardo emette ululati di

          approvazione.
           Paolo getta un’occhiata verso il Lungo che riprende la sigaretta dal posacenere e dà
          un’ultima, lunga tirata al cicchino ormai consunto.
           «Allora che dici Paolo? Io lo conosco bene e ci si può fidare, è un po’ caro ma ne

          vale la pena».
           Daniele conosce il Biondino da quando, insieme, militavano nelle Brigate nere;
          hanno anche dormito nella stessa camerata.
           Il Bello si alza dalla seggiola e raggiunge gli amici.
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