Page 113 - Mani in alto
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giudici. Vuole metterli alla prova e sfidare la società che lo tiene rinchiuso. Vuole
esprimere qualcosa di forte e, come tutti quelli che vogliono essere compresi e
ascoltati, deve farlo in modo clamoroso.
«Mi raccomando che non vada persa, questa lettera è per una persona importante…
mica pugnette».
«L’hai fatta la domandina Casaroli?» chiede la guardia con voce monocorde.
«L’ho fatta, l’ho fatta la domandina, vuoi che non faccia la domandina? Spettabile
direzione del carcere…» recita con voce sprezzante Paolo.
La guardia abbassa lo sguardo e s’incammina verso il corridoio.
«Io sono un grande esperto in domandine…»
Paolo è preoccupato per il processo imminente perché viene a sapere che saranno
tirati in ballo alcuni familiari e soprattutto la madre.
Allora scrive direttamente alle autorità di polizia.
Egregio Ispettore, vorrei richiamare la vostra attenzione su un particolare che in linea logica dovrebbe
inconfutabilmente stornare ogni accusa esistente su mia madre. Alla cattura mi fu tolto un braccialetto che
sempre tenevo, strettamente allacciato, al di sopra del polso perché non attirasse l’attenzione dei miei cari sulle
parole che vi erano incise. Vi sono coniate due parole «Mamma, fu destino», esse sintetizzano la psicologia di un
fatalista che piuttosto che essere sottoposto ad una vita umiliante relegata in quattro mura è fermamente deciso
a morire. Esso sa che domani potrebbe agonizzare con il corpo crivellato di pallottole sopra ad una strada;
«Mamma» dicono quelle due parole «L’ultimo mio pensiero è stato il tuo» «Suvvia non piangere è il destino che
ha voluto che io divenissi un bandito e che venissi ucciso». Quelle due parole rappresentano l’estremo saluto che
davo a mia madre e poi infine, Santo Dio, come può una madre, anche la più snaturata, permettere ad un figlio di
esporsi alla vergogna e alla morte senza opporsi con tutte le sue lacrime e con tutte le sue forze?
Quante suppliche mi fece affinché non prendessi una strada di perdizione «Tutto ciò che desideri chiedimelo,
farò l’impossibile perché tu…»
Ma che credete? Mia madre è “una mamma” e non una megera uscita dalle pagine dei Misteri di Parigi.
Vi prego siate scrupolosi e non fate soffrire più oltre quella povera donna che sta vivendo un incubo.
E dopo queste accorate parole Paolo continua la lettera elencando minuziosamente
altri particolari sulle rapine e sui veri complici, quindi termina la lunga lettera.
Credo inutile dilungarmi ancora sulla descrizione dei fatti perché vi saranno i giornali dove sono tutti
scientificamente descritti. Nella speranza che questo scritto non costituisca solo un malloppo di carta, ossequio.
Firmato Paolo Casaroli.
Paolo ci teneva a scrivere in maniera forbita e senza errori, rivedeva e correggeva
varie volte minuziosamente ogni frase e ogni parola, soppesandola accuratamente, ci
teneva a non essere giudicato solo un bandito rozzo e ignorante.