Page 111 - Mani in alto
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In galera















           Non è facile tornare in galera dopo averci passato alcuni anni e soprattutto dopo

          aver provato l’ebbrezza della libertà.
           Paolo è guarito dalle ferite del corpo, ma restano indelebili quelle dell’anima.
          Daniele e Romano non ci sono più.
           San Giovanni in Monte, un posto prima immutabile, adesso sembra diverso. Quando

          si torna in certi posti, si avverte sempre la differenza. Ci sono le stesse celle, le
          stesse brande, tra i secondini molte facce sono note, ma l’atmosfera è diversa. Forse
          aver assaporato una sfrenata libertà può far apparire tutto inconsueto.
           Ci sono nuove combriccole di detenuti che si affacciano prepotentemente per far

          valere la legge del più forte. Ma qualche vecchia conoscenza è rimasta tra le celle
          dei carcerati.
           «È arrivato fresco fresco stamattina!» grugnisce Briciola.
           Scheggia salta giù dalla branda e sfodera un largo sorriso.

           «Ho proprio voglia di rivedere la sua bella faccia da culo!»
           «Adesso però l’hanno messo in isolamento…»
           «Sì, ma prima o poi dovrà pure metter il naso fuori» sentenzia Scheggia
          sghignazzando.

           I tatuati sbeffeggiano quelli della banda Casaroli. Ormai appaiono come banditi di
          cartapesta, buoni soltanto a finire tra i titoloni dei giornali e a farsi intervistare dai
          giornalisti.



            Non ti preoccupare Paolo gli amici non ti abbandonano, cerca di stare tranquillo.
            Firmato il Lungo.


           Anche se è in isolamento il Lungo sa come fargli arrivare un biglietto. Sa benissimo

          che due parole affettuose fanno sempre piacere e possono dare un po’ di sollievo.
           Paolo è molto giù, da qualche giorno rifiuta il cibo, il suo unico conforto è quello di
          leggere e scrivere.
           Ha persino dato fuoco al materasso simulando un incidente, sperando così di essere

          spostato di cella. Magari più a contatto con altri detenuti, anche solo per sentirne le
          voci. Per tutta risposta viene sottoposto a una perizia psichiatrica.
           La direzione del carcere dispone di mantenerlo in isolamento, così non vengono
          inquinate le prove, anche se non c’è proprio nulla da dimostrare.
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