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Bologna ferita















           Nessuno ha scordato il rumore delle armi, le sensazioni vissute durante gli anni

          della guerra sono riaffiorate nell’animo di ogni bolognese.
           Questa domenica, in piazza Maggiore, sulla bocca di tutti regna incontrastato un
          solo avvenimento. E qualcuno pensa addirittura di giocarsi i numeri della sparatoria
          ai botteghini del Lotto. Novanta la paura, tredici la morte e quarantaquattro il civico

          di via San Petronio Vecchio.
           Il terno secco del 16 dicembre.
           «Ma come mai si sono infilati a scappare su per via Remorsella? Così si sono
          imbucati in centro…»

           «Infatti potevano andare dall’altra parte verso via Fondazza».
           «Forse avevano perso la testa».
           A Bologna tutti conoscono strade, stradine e viuzze, ma soprattutto tutti pensano di
          conoscere il modo più efficace per raggiungere qualsiasi luogo, nel modo più rapido

          possibile.
           «Per me era meglio se non si facevano trovare nemmeno a casa, sono stati proprio
          dei pistoloni…»
           «Dicevano che stavano per andare in Sudamerica».

           «Ma va là, sai dove andavano loro lì? In galera, soltanto in galera potevano
          andare!»
           «Soccia, ma ci sono stati tre morti innocenti e anche due feriti!»
           «Sono di più se contiamo anche i banditi!»

           «Hanno detto che anche un pulisman si è beccato una pallottola in mezzo alla
          fronte!»
           «No, il vigile urbano è stato colpito a una gamba… è solo ferito».
           «A San Giovanni in Monte hanno brindato quando hanno saputo che Tesoro era

          stato ammazzato».
           «Be’, ne aveva fatti arrestare parecchi di delinquenti lui lì…»
           «Io lo incontravo spesso in giro con il suo cinno».
           L’agente Tesoro abitava alle case popolari della Bolognina, un quartiere della

          prima periferia nord, lo si vedeva spesso in bicicletta con il suo bambino di cinque
          anni.
           Piazza Maggiore è sempre una miriade di voci che si rincorrono e si afferrano
          liberamente. Le parole sguazzano e s’infrangono sul portale della basilica di San
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