Page 105 - Mani in alto
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Sabato 16 dicembre, verso sera
Bologna ha ancora il respiro affannoso, era dai tempi dell’ultima guerra che non si
udiva tanto trambusto per le vie della città.
La notizia di quel putiferio si propaga in fretta, come sempre quando gli
avvenimenti sono intrisi di polvere da sparo e di morte.
Verso le otto di sera una poltroncina di galleria del cinema Manzoni accoglie un
giovane per quella che sarà la sua ultima rappresentazione.
Ha scritto un biglietto, lo ripiega con cura, lo ripone nel taschino della giacca di
grisaglia, poi bacia la medaglietta d’oro della catenina che porta al collo.
Sullo schermo scorrono le immagini del film Le valli della solitudine con Dick
Powell nei panni di un sergente della polizia canadese a cavallo.
Pochi spettatori hanno varcato la soglia del cinematografo, il centro di Bologna a
quell’ora è sempre apatico. Il pubblico giunge più numeroso dopo cena, oppure
giusto in tempo per godersi l’ultimo spettacolo.
All’improvviso uno sparo scuote i pochi spettatori. Si odono delle urla, le luci si
accendono e la proiezione viene interrotta. Il colpo è stato esploso in galleria e
qualcuno grida di chiamare la polizia.
Il commissariato è a due passi, in pochi minuti arriva una pattuglia della squadra
mobile.
Lo sparo proveniva dalla terza fila, in fondo sulla destra c’è un ragazzo, ha il capo
reclinato e stringe ancora in pugno una Beretta M35 .
Il maresciallo Farolfi si china sul corpo, resta immobile alcuni istanti, poi si gira
verso gli agenti e scuote leggermente la testa.
In tasca gli trova una carta d’identità falsificata con i dati anagrafici di un tale
Giuseppe Raspadori, ma il maresciallo sa bene chi è quel giovane.
Sotto i portici si sparge in fretta la notizia che Daniele Farris, il terzo uomo della
banda Casaroli, si è ammazzato con un colpo di rivoltella.
«Così non dobbiamo pagare la galera a quei delinquenti!» si sentenzia con cinismo
nei capannelli di piazza Maggiore.