Page 241 - Gomorra
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per la costruzione, e successivamente per la gestione. Laddove le inchieste giudiziarie
            non  sono  ancora  arrivate,  la  popolazione  è  già  giunta.  Terrorizzata,  nervosa,
            spaventata.  Temono  che  gli  inceneritori  possano  diventare  delle  fornaci  perenni  dei
            rifiuti di mezz'Italia a disposizione dei clan, e quindi tutte le garanzie sulla sicurezza
            ecologica  dell'inceneritore  andrebbero  a  vanificarsi  contro  i  veleni  che  i  clan
            imporrebbero di bruciare. Migliaia di persone sono in stato di allerta ogni qual volta si
            dispone la riapertura di una discarica esaurita. Temono che possano arrivare da ogni

            parte  rifiuti  tossici  spacciati  per  rifiuti  ordinari,  e  così  resistono  sino  allo  stremo
            piuttosto  che  rischiare  di  fare  del  proprio  paese  un  deposito  incontrollato  di  nuova
            feccia.  A  Basso  dell'Olmo,  vicino  Salerno,  quando  il  commissario  regionale,  nel
            febbraio  2005,  tentò  di  riaprire  la  discarica  iniziarono  a  formarsi  spontaneamente
            picchetti di cittadini che impedivano l'arrivo dei camion e l'accesso alla discarica. Un

            presidio continuo, costante, a ogni costo. Carmine Iuorio, trentaquattro anni, durante
            una notte terribilmente fredda, mentre teneva il presidio, è morto assiderato.
                 Il mattino, quando sono andati a svegliarlo, aveva i peli della barba ghiacciati e le
            labbra livide. Era cadavere da almeno tre ore.

                 L'immagine di una discarica, di una voragine, di una cava, divengono sempre più
            sinonimi concreti e visibili di pericolosità mortale per chi ci vive intorno. Quando le

            discariche stanno per esaurirsi si dà fuoco ai rifiuti. C'è un territorio nel napoletano che
            ormai  è  definito  la  terra  dei  fuochi,  il  triangolo  Giugliano-Villaricca-Qualiano.
            Trentanove  discariche,  di  cui  ventisette  con  rifiuti  pericolosi.  Un  territorio  in  cui
            aumentano del 30 per cento all'anno. La tecnica è collaudata e viene messa in pratica a
            ritmo costante. I più bravi a organizzare i fuochi sono i ragazzini ROM. I clan gli danno
            cinquanta euro a cumulo bruciato. La tecnica è semplice. Circoscrivono ogni enorme

            cumulo di rifiuti con i nastri delle bobine di videocassette, poi gettano alcol e benzina
            su  tutti  i  rifiuti  e,  facendo  dei  nastri  una  miccia  enorme,  si  allontanano.  Con  un
            accendino danno fuoco al nastro e tutto in pochi secondi diviene una foresta di fuoco,
            come avessero sganciato bombe al napalm. Dentro al fuoco gettano resti delle fonderie,
            colle  e  morchie  di  nafta.  Fumo  nerissimo  e  fuoco  contaminano  di  diossina  ogni
            centimetro di terra. L'agricoltura di questi luoghi, che esportava verdura e frutta fino in
            Scandinavia, crolla a picco. I frutti spuntano malati, le terre divengono infertili. Ma la

            rabbia dei contadini e lo sfacelo diventano ennesimo elemento di vantaggio, poiché i
            proprietari  terrieri  disperati  svendono  le  proprie  coltivazioni,  e  i  clan  acquistano
            nuove  terre,  nuove  discariche  a  basso,  bassissimo  costo.  Intanto  si  crepa  di  tumore
            continuamente.  Un  massacro  silenzioso,  lento,  difficile  da  monitorare,  poiché  c'è  un
            esodo verso gli ospedali del nord per quelli che cercano di vivere il più possibile.

            L'Istituto  Superiore  di  Sanità  ha  segnalato  che  la  mortalità  per  cancro  in  Campania,
            nelle città dei grandi smaltimenti di rifiuti tossici, è aumentata negli ultimi anni del 21
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