Page 878 - Shakespeare - Vol. 4
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è  stato  criticato  come  una  debolezza,  ma  si  può  vederlo  anche  come  un’eccellente  innovazione.
                 Shakespeare  taglia  e  sostituisce  alcune  trite  convenzioni,  sospiri,  lacrime,  abbracci  e  svenimenti  e
                 risparmia  l’energia  degli  spettatori  per  la  sorpresa  finale  della  statua  che  si  sveglia;  anzi  a  questa
                 scena ci prepara con consumatissimo mestiere.
              63 V, ii, 21 Il nome Rogero (Ruggero) come Smalus (Ismaele) nella scena precedente è forse un altro
                 tocco realistico per la corte del re di Sicilia.
              64 V, ii, 77-78 Altro esempio di teatrale ironia shakespeariana. La battuta può essere stata aggiunta
                 per lo spettacolo dato a corte.
              65 V, ii, 94 Giulio Romano (1492-1546) è l’unico artista nominato nelle opere di Shakespeare. Fu pittore
                 illusionista, incisore e architetto e, secondo il Vasari, anche scultore. Shakespeare deve aver visto le
                 illustrazioni che il Romano fece per i Sonetti lussuriosi di Pietro Aretino e molto ammirato il realismo
                 contorsionista delle posizioni amatorie. Copie del libro circolavano tra l’élite in tutta Europa, Inghilterra
                 compresa.  Non  possiamo  fare  una  colpa  a  Shakespeare  se  il  suo  apprezzamento  dell’arte  era
                 proporzionale al realismo dell’artista. Era una convenzione della sua epoca, come quella che fa la
                 consultazione dell’oracolo di Apollo contemporanea a Giulio Romano e al rinascimento.
              66 V, ii, 123 e sgg. La satira del nuovo-ricco è convenzione antichissima, ma qui Shakespeare fa forse
                 dell’autoironia. Nel 1956 aveva ottenuto il titolo di gentleman e uno stemma nobiliare per suo padre
                 e amici come Ben Jonson devono averlo sfottuto non poco per questo.
              67 V,  ii,  141  Lo  strafalcione  del  nuovo-nobile  (preposterous per prosperous)  è  difficile  a  rendersi  in
                 italiano. Anche per i doppi sensi che seguono ho fatto del mio meglio. L’ironia della scena è che il
                 contadino non si rende conto dei doppi sensi, Autolico e il pubblico sì.
              68 V, iii, 43 Perdita mette le mani avanti e si cautela dall’accusa di superstizione. Per i protestanti la
                 venerazione delle immagini, come si faceva nei paesi cattolici, era superstizione.
              69 V, iii, 55 Polissene generosamente prende su di sé parte della colpa di Leonte. Per il concetto che gli
                 elisabettiani avevano dell’amicizia si può consultare: L.J. Mills, One Soul in Bodies Twain, Friendship in
                 Tudor Literature and Stuart Drama, 1937.

              70 V, iii, 63 Giustamente Leonte chiede cosa (what) non chi (who) ha fatto la statua? Un artista, un
                 mago o un dio?

              71 V, iii, 102 Traduco morte al femminile, ma nelle mitologie nordiche morte è maschile; per questo nel
                 testo: from him.

              72 V,  iii,  117  Di  nuovo  Paolina  si  rivolge  al  pubblico.  Una  vecchia  fiaba  merita  d’essere  fischiata,  ma
                 questa è diversa dalle altre e lei spera, vicino alla conclusione, negli applausi.
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