Page 873 - Shakespeare - Vol. 4
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Note







               1 I, i Come nella prima scena del King Lear, due personaggi minori danno un ironico anticipo, nel fiorito
                 linguaggio della corte, delle disgrazie a venire.
               2 I, i, 6 In Shakespeare spesso ci si riferisce ai re, ed essi si chiamano, tra di loro, col nome del paese
                 su cui regnavano. Confronta l’uso popolare tra le reclute di chiamarsi col nome del paese o della
                 regione d’origine piuttosto che col nome proprio.
               3 I, ii, 1 the watery star è la luna, così chiamata per l’influsso che ha sulle maree. Si stabilisce subito
                 che, per le nove lune trascorse, Polissene potrebbe essere il padre del bambino di cui Ermione sta
                 per sgravarsi.
               4 I, ii, 37 “A colpi di conocchia” sarebbe una traduzione più fedele all’originale, ma quanti oggi sanno
                 cos’è una conocchia? Modernizzare un testo è una delle funzioni del traduttore; per questo anche le
                 traduzioni  vanno  rifatte  spesso.  Ermione  vuol  dire  che  userebbe  come  arma  uno  strumento
                 femminile. Ho pensato a “battipanni”, ma ho preferito il più neutro «a bastonate».
               5 I, ii, 38 Come sempre l’in-folio è molto sobrio in fatto di stage directions, si capisce comunque che
                 ora Ermione si rivolge a Polissene e poi sotto (42) ancora a Leonte.
               6 I, ii, 74-75 imposition... Hereditary è il peccato originale. Anche se l’idea dell’esilio dal cielo e la caduta
                 degli angeli si trova in tutte le religioni e mitologie, il peccato originale è un concetto cristiano. Questa
                 è la prima delle “inconsistenze” della commedia.
               7 I, ii, 85-87 Leonte si avvicina a questo punto e interpreta male le ultime parole di Ermione. Da qui la
                 mimica  facciale  dell’attore  suggerirà  al  pubblico  l’attacco  di  gelosia.  In  una  famosa  produzione  del
                 1951  Sir  John  Gielgud  si  mostrò  geloso  dal  primo  momento  in  scena.  Un’interpretazione
                 razionalizzante e plausibile, ma è assai più probabile che Shakespeare intendesse la gelosia di Leonte
                 come un attacco improvviso.
               8 I, ii, 118 Alle cacce reali un lugubre suono di corno annunciava la morte del cervo. Forse con un
                 bisticcio tra deer e dear Leonte vuol dire che Ermione sospira il suo abbandono (morte amorosa) a
                 Polissene. Il bisticcio continua al verso seguente my brows, allusione alle corna del cervo e a quelle
                 del marito tradito.

               9 I, ii, 123 Leonte dice neat per dire pulito, ma poi si ricorda che la parola è anche un termine antico
                 per “bestiame cornuto”, per cui si corregge subito not neat, but cleanly. Due versi più sotto il virginal
                 (qui usato come verbo) era uno strumento simile al clavicembalo assai in voga nel ’500 e nel ’600,
                 ma  la  parola  in  bocca  a  Leonte  suggerisce  il  flirtare  delle  vergini.  In  una  danza  rinascimentale  le
                 coppie si battevano le palme ritualisticamente in un gesto che suggerisce il corteggiamento.

              10 I, ii, 140 Sul rapporto tra sogni e realtà confronta un discorso simile in Othello, III, iii, 421-437. H.G.
                 Goddard commenta che in questo monologo Leonte diagnostica il proprio male, ma ne confonde la
                 causa con l’effetto.
              11 I, ii, 161 Espressione proverbiale. Una volta i bambini si compensavano con un uovo per un piccolo
                 servizio. Qui Leonte vuol dire che Mamillio deve farsi rispettare, da cui la reazione di Mamillio che
                 sarebbe l’equivalente di “gliele spacco sulla testa io le uova!”.
              12 I, ii, 193 Qui Leonte si rivolge al pubblico indicando qualche coppia che si tiene sottobraccio e il suo
                 personaggio  diventa  una  maschera  fissa  da  carnevale.  Il  dialogo  col  pubblico  non  è  influente  in
                 Shakespeare; si confronti, per esempio, Pandaro (maschera del ruffiano) quando si congeda dagli
                 spettatori alla fine di Troilus and Cressida. Per un’altra tirata misogina in un dramma romanzesco si
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