Page 681 - Shakespeare - Vol. 4
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alla vostra stagione; e alla vostra, e alle vostre,
(A Mopsa e alle altre ragazze)
che ancora portate sugli intatti rami
il bocciolo della verginità. O Proserpina,
avessi adesso i fiori che, spaventata, lasciasti cadere
dal carro di Plutone! Narcisi
che arrivano prima che la rondine s’azzardi, e innamorano
i venti di marzo di loro bellezza; umili violette,
ma più soavi delle palpebre di Giunone
e del fiato di Venere; primule pallide
che muoiono non maritate, prima di vedere
lo splendido Febo nel suo vigore (una malattia
molto comune tra le fanciulle); le ardite primule gialle
e l’imperiale corona; gigli di tutti i tipi,
tra i quali il fiordaliso. Questi io non ho,
per farvene ghirlande; e il dolce amico mio,
coprire da capo ai piedi!
FLORIZEL
E che, come un morto?
PERDITA
No, come un prato, perché l’amore vi si stenda e giochi:
non come un morto; o anche, coperto di fiori, ma non per seppellirvi,
ma vivo, e nelle mie braccia. Venite, prendete i vostri fiori:
mi sembra di recitare come li ho visti fare
nelle pastorali a Pentecoste: certo questo mio abito
mi cambia carattere.
FLORIZEL
Quel che fate
non fa che migliorare quel che avete fatto. Quando parlate, cara,
vorrei che lo faceste sempre: quando cantate,
vorrei che cantaste mentre vendete e comprate, mentre fate l’elemosina,
nel pregare, e nelle vostre faccende,
sempre cantando: quando ballate, vorrei che foste
un’onda del mare, e non faceste altro,
ma sempre foste in moto, sempre così,