Page 684 - Shakespeare - Vol. 4
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SERVITORE
Padrone! Se solo sentiste il venditore ambulante qui fuori, vi passerebbe la
voglia di ballare ancora a tamburino e piffero; e neppure la cornamusa vi
potrebbe smuovere: quello canta tante canzoni diverse più svelto di quanto
voi contate le monete; le tira fuori come se avesse mangiato ballate e
nessuno riusciva a smettere d’ascoltarlo.
CONTADINO
Non poteva arrivare più a proposito: che entri. Io per le ballate vado matto,
soprattutto se son storie tristi cantate allegramente, o roba molto allegra in
tono lamentoso.
SERVITORE
Ha canzoni per uomo e per donna, di ogni tipo: neppure un merciaio ha
guanti che calzano così bene i suoi clienti: per le ragazze ha bellissime
canzoni d’amore, e senza porcate (il che è strano); con ritornelli così delicati
di trallallallero, trallallallà, cioncala qui e zompala là; e quando qualche
sporcaccione sta, diciamo, per vederci la malizia e vuole cacciarvi una battuta
oscena, ecco che lui fa rispondere la ragazza “Oplà, buon uomo, non mi
toccare”; ci resta male, preso per scemo con “Oplà, buon uomo, non mi
toccare”.
POLISSENE
Un gran bel tipo.
CONTADINO
Credimi, parli di uno davvero ingegnoso. E dimmi, ha merce di buona qualità?
SERVITORE
Ha nastri di tutti i colori dell’arcobaleno; più ricami a più punti 42 di quanti ne
possano tirar fuori gli avvocatoni di tutta Boemia, anche se comprassero da
lui all’ingrosso; fettucce, svolazzine, cambrì, lini di Reims: e poi ci canta sopra
come se fossero dei o dee; quasi vi convince che una camicia è un’angioletta,
tanto ne decanta il polsino e il ricamo dello sparato.
CONTADINO
Ti prego, portalo dentro; e fa che arrivi cantando.