Page 432 - Shakespeare - Vol. 4
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IMOGENE

                               Mio buon padrone, vi rendo così servizio.



              LUCIO
               Che siate felice!



              CIMBELINO
                               L’ignoto soldato che sì nobilmente si batté,
               avrebbe meritato di star qui

               per ricevere la gratitudine di un re.


              POSTUMO

                               Sono io, sire, quel soldato
               che nei suoi poveri cenci si unì a questi tre:
               era la veste adatta all’intento che perseguivo
               allora. Ditelo che ero io, Iachimo:

               vi ho atterrato e avrei potuto finirvi.


              IACHIMO

          [inginocchiandosi]
                               Sono di nuovo a terra. Così come
               la vostra forza allora, adesso è il peso

               della coscienza a piegarmi le ginocchia.
               Prendete quella vita, vi prego, che tante volte
               vi devo: ma prima il vostro anello,
               e il braccialetto della più onesta principessa
               che mai abbia giurato fede.



              POSTUMO

                               Non inginocchiatevi a me:
               il potere che ho su di voi è di risparmiarvi,
               la mia vendetta il perdono.
               Vivete e rapportatevi meglio agli altri.



              CIMBELINO

                               Nobile sentenza!
               Dal nostro genero apprenderemo a esser prodighi:
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