Page 1759 - Shakespeare - Vol. 4
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58 IV, i, 29 L’Alta Corte di Convocazione − così si chiamava il nuovo tribunale ecclesiastico indipendente
                 da Roma e presieduto da Cranmer, opportunamente adunato in una località fuori mano (Dunstable,
                 nella contea di Bedford, e a una trentina di miglia dalla capitale) − fu ben lieta di poter dichiarare
                 Caterina contumace. Il verdetto di annullamento fu emesso il 23 maggio 1533. Il 1º giugno Anna fu
                 incoronata regina.

              59 IV,  i, didascalia  dopo  il  v.  36  La  scena  è  una  strada  della  capitale.  Gli  eventi  risalgono,  in  sede
                 storica, al 1533. Le elaborate didascalie del corteo dell’incoronazione son prese di peso da Holinshed.
                 I «collari a S» intrecciate sono un antico emblema della dinastia di Lancaster e risalgono alla Guerra
                 delle Rose. I Cinque Porti sono quelli della Manica − Dover, Hastings, Romney, Hythe e Sandwich −
                 i cui baroni avevano il privilegio di portare il baldacchino reale.

              60 IV, i, 94 Sul palazzo di York Place Anna, da tempo, non vedeva l’ora di metter le mani. Ma, per la
                 storia,  i  festeggiamenti  si  tennero  nella  reggia  di  Westminster.  Shakespeare  li  trasferisce  a  York
                 Place per riportare gli astanti a interrogarsi sul fato del Cardinale caduto e anche per sottolineare una
                 sorta  di  legge  del  contrappasso:  non  era  stato  Wolsey  a  opporsi  sprezzantemente  all’idea  di  tali
                 sponsali?
              61 IV,  i,  105  Thomas  Cranmer  (1489-1556),  uomo  d’immensa  dottrina,  studioso  per  vocazione  e
                 alieno da tentazioni di potere, può considerarsi il padre fondatore della Chiesa Anglicana, alla quale
                 nella  seconda  parte  del  regno  di  Enrico  e  soprattutto  nei  sei  anni  di  regno  di  Edoardo VI  dette
                 compiuta  sistemazione  sotto  il  profilo  rituale  e  teologico,  con  una  sapiente  mediazione  fra  la
                 tradizione  di  Roma,  soprattutto  liturgica,  e  i  fermenti  innovativi,  soprattutto  dottrinari,  del
                 protestantesimo  europeo  (a  lui  si  deve,  fra  l’altro,  la  compilazione  del Prayer  Book,  il  breviario
                 anglicano tuttora vigente). Strumento, a volte riluttante, dei voleri di Enrico, egli seppe conservarne
                 l’incerto favore, per la sua sostanziale integrità, anche durante successive crisi, e nonostante la sua
                 coraggiosa difesa di Thomas More, Anna Bolena, Cromwell ed altri personaggi caduti in disgrazia e
                 presto  giustiziati.  Incarcerato  nel  1553  all’avvento  di  Maria  la  Cattolica  e  soggetto  a  tre  anni  di
                 pressioni  morali  e  psicologiche,  seppe  morire  sul  rogo  con  esemplare  dignità:  una  fra  le  più  nobili
                 figure del martirologio protestante.

              62 IV, ii, didascalia La scena è a Kimbolton, castello della contea di Huntingdon e luogo di confino dell’ex
                 Regina.  Il  fedele Griffith  è  appena  nominato  nelle  cronache. Pazienza  è  creazione  shakespeariana
                 dal  nome  emblematico.  Le  invocazioni  a  lei  rivolte  sono  invocazioni  alla  Pazienza  −  o  fortitudine
                 nell’avversità − una virtù superiore, tutt’altro che passiva, nobilmente acquisita attraverso dolori e
                 tribolazioni. La stessa pazienza che Wolsey le ha raccomandato ipocritamente al processo, e che
                 redimerà  in  parte  lo  stesso  Cardinale  nella  sua  caduta.  La  pazienza  che  Cranmer  da  sempre
                 possiede, naturalmente coniugata all’umiltà: altra virtù che Wolsey sapeva ben professare a parole,
                 per mascherare il suo orgoglio luciferino. È questa la pazienza che conduce alla conoscenza di sé,
                 quando la perdita di ogni potere terreno si sublima in arricchimento spirituale: un tema, come si è
                 detto, già trattato da Shakespeare ne La Tempesta e nel Racconto d’Inverno.
              63 IV,  ii,  63  Wolsey  aveva  fondato  collegi  universitari  a  Ipswich,  sua  città  natale,  e  ad  Oxford.  Del
                 primo  (il  Cardinal’s  College)  non  resta  che  qualche  pietra;  il  secondo,  rifondato  da  Enrico VIII  col
                 nome di Christ Church, conserva da sempre l’antico prestigio.
              64 IV, ii, 75 Interessante notare che in Holinshed l’enumerazione delle qualità di Wolsey precede quella
                 dei  suoi  vizi  e  difetti.  Shakespeare  conserva  i  chiaroscuri  di  questa  partita  doppia,  ma  inverte  il
                 procedimento, dando al buon Griffith l’ultima parola e facendo sì che lo spettatore finisca col fare
                 propri i sentimenti di riconciliazione cristiana della Regina.
              65 IV,  ii, didascalia dopo il v. 82 Come espediente teatrale la visione soprannaturale non è una novità
                 nel  teatro  contemporaneo,  anche  se  inconsueta  in  un  dramma  storico:  ne  troviamo  esempi  nei
                 romances  shakespeariani  (Pericle,  Cimbelino,  Il  Racconto  d’Inverno,  La  Tempesta).  Si  è  pensato
                 che il poeta potesse essere a conoscenza dell’orazione funebre per Margherita di Navarra, secondo
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