Page 57 - Shakespeare - Vol. 3
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Ma comunque deciderai di agire
non ti macchiare l’anima, non tramare
nulla contro tua madre. Lasciala al cielo, lei,
e a quelle spine che le stanno in cuore
e pungono e tormentano. Ora addio:
già la lucciola annuncia l’arrivo del mattino
sbiancando il fuoco suo vano. Addio,
addio, addio. Ricordati di me.
Esce.
AMLETO
Voi tutte schiere del cielo! Terra! Che altro?
Invocherò l’inferno? Infamia! Resisti, cuore,
e voi muscoli non invecchiate di colpo
ma tenetemi saldo. Ricordarti?
Sì, povero spirito, finché la memoria ha un posto
in questo globo sconvolto. Ricordarti?
Sì, dalla tavola della mia mente
cancellerò ogni nota sciocca e trita,
le massime dei libri, le impressioni, le immagini
che vi hanno registrato
gioventù ed esperienza
e il tuo comando vivrà tutto solo
nel volume del mio cervello
purgato da ogni scoria. Sì, perdio!
O donna malefica!
O cane, cane, cane maledetto che sorridi!
Il mio taccuino. È giusto che vi scriva
che un uomo può sorridere, e sorridere,
ed essere una canaglia −
o almeno, sono certo, è così in Danimarca. (Scrive.)
Ecco, zio, sei servito. Ora il mio motto.
È «Addio, addio, ricordati di me.»
L’ho giurato.
Entrano Orazio e Marcello (chiamando).
ORAZIO