Page 1225 - Shakespeare - Vol. 3
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baciata (I, iii, 199-210), tradisce un che di instabile e di approssimativo −
appare Desdemona, ferma ed equilibrata nella spiegazione della sua scelta
controcorrente (I, iii, 180-190) e nell’espressione della sua volontà di moglie
(241-259). Se lei è cauta e posata, Otello rivela la tendenza a porre il loro
amore sul piano dell’Assoluto, su una dimensione di magniloquente, quasi
cosmologica grandezza, come faranno Antonio e Cleopatra nel loro dramma.
È un elemento che, come sempre in questi casi in Shakespeare, si tradurrà in
intima debolezza, anche se è qui giustificato dal trambusto per la minaccia
turca, che colora in senso politico-sociale questo inizio del dramma. La
chiusura dell’Atto, simmetrica all’inizio, è un dialogo fra Roderigo e Iago, in
cui questi dapprima riporta a un livello basso, terreno, sconsacrante, la
propensione alla «virtù» implicita nell’atteggiamento di Otello (I, iii, 355 sgg.)
e poi, nel suo primo, grande soliloquio, comincia a delineare l’intrigo non più
pubblico, ma personale, intimo, privato, che perseguirà nei riguardi di Otello.
Oltre che di delusione professionale, l’odio per il Moro si colora di una
motivazione sessuale (ma Iago stesso non sa se sia vera..., I, iii, 386): il
piano è ancora informe, enunciato mentre si presenta alla mente. Anche negli
altri, susseguenti soliloqui che segnano come grandi pause la rapida azione
del dramma, Iago svelerà il prodursi stesso del suo pensiero e delle sue
decisioni.
L’unica, vera rottura temporale è fra questo e gli altri atti, nei quali l’azione si
sviluppa poi senza soluzione di continuità, come un continuum (G. Melchiori)
e in tempo quasi «reale». Lo spostamento a Cipro trasporta l’azione
dall’ambito della civiltà e della cultura a un ambiente coloniale più ristretto e
«barbarico», segnando da un lato il progressivo rinchiudersi della prospettiva
dei personaggi in luoghi sempre più angusti − dall’isola al castello alla stanza
− e predisponendo dall’altro menti ed animi dei protagonisti a un’analoga
chiusura claustrofobica. Non per nulla lo spostamento è segnalato dalla
grande tempesta (come sarà poi nel dramma di quel titolo) e dall’arrivo
separato dei protagonisti. All’inizio, pubblico e privato ancora si mescolano:
poi gradualmente prevale la dimensione essenzialmente privata e domestica
della tragedia.
L’arrivo di Desdemona offre a Cassio il destro per un’esaltazione cortigiana,
«cortese» e altisonante della donna (II, i, 61-65, 70-73), cui si oppone Iago, il
«critico» che riporta invece la visione della donna al suo livello più basso e
terreno, fisico e sessuale, in uno scambio di battute da buffone di corte o da
commedia dell’arte (II, i, 109-112, 129-160), che ha fatto storcere il naso per
la sua intempestività, ma che ha forse il compito di offrire un qualche sollievo