Page 964 - Shakespeare - Vol. 2
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gran furfante, a quel che ne so.
DAVY
Sua signoria ha ragione che è un furfante, signore, però Dio non voglia,
signore, che un furfante non sia un po’ favorito su raccomandazione di un
amico. Un uomo onesto, signore, si può difendere da solo, un furfante no. Ho
servito vossignoria fedelmente, signore, sono otto anni, e se non mi è
concesso un paio di volte l’anno di raccomandare un furfante contro un
onest’uomo, vuol dire che ho ben poco credito con vossignoria. Il furfante è
un mio amico onesto, signore. Perciò vi prego di favorirlo.
SHALLOW
Basta, ti prometto che non subirà torto. Muoviti, Davy. [Esce Davy.] Dove
siete, Sir John? Suvvia, suvvia, suvvia, levatevi gli stivali. Qua la mano,
messer Bardolph.
BARDOLPH
Son felice di vedere vossignoria.
SHALLOW
Ti ringrazio con tutto il cuore, caro messer Bardolph. [al paggio] Benvenuto,
spilungone. 246 Venite, Sir John.
FALSTAFF
Vengo subito, caro messer Robert Shallow. [Esce Shallow.] Bardolph, occupati
dei cavalli. [Escono Bardolph e il paggio.] Se mi segassero in pezzi, ne
verrebbero fuori quattro dozzine di pertiche da eremita con la barba, com’è
questo messer Shallow. È straordinario vedere la somiglianza fra il suo
comprendonio e quello dei suoi servitori. Questi, a forza di starci assieme, si
comportano come giudici stolti; lui, a forza di parlare con loro, si è
trasformato in un servo che somiglia a un giudice. I loro spiriti sono così
intimamente congiunti a forza di frequentarsi che si muovono in branco
all’unisono, come altrettante oche selvatiche. Se avessi da chiedere un favore
a messer Shallow, mi concilierei i suoi servi sostenendo che sono in
confidenza con il padrone. 247 Se lo dovessi chiedere ai suoi servi, lusingherei
messer Shallow dicendogli che nessuno meglio di lui sa comandare i servitori.
Certo è che tanto l’intelligenza quanto l’ignoranza si attaccano da una