Page 814 - Shakespeare - Vol. 2
P. 814
Holinshed ricorda «strani prodigi alla natività [at the nativity, cfr. 13] di quest’uomo».
113 III, i, 49 L’alchimia.
114 III, i, 50 «Parlare gallese»: parlare una lingua incomprensibile, vantarsi. Anche: «sicuramente il
gallese lo parlate meglio di chiunque altro» (prendendo in giro le sue pretese facoltà eccezionali).
115 III, i, 55 Scherzo che si trova in forma forse meno spiritosa in Rabelais: «Ils invoquent les Diables
[...] Vray est que ces Diables ne viennent tousjours a souhait sur l’instant» (W.F. Smith, Rabelais
et Shakespeare, in «Rev. Études Rabelaisiennes», 1903, cit. in Wilson).
116 III, i, 59 Il diavolo è il padre delle menzogne.
117 III, i, 67 Booteless: “senza vantaggio”. Nella battuta successiva Hotspur fa un gioco di parole su
boots, “stivali” (ve ne è uno assai simile in II, i, 79, vedi sopra).
118 III, i, 72 La riunione, secondo Holinshed, si svolgeva in casa dell’Arcidiacono a Bangor (vedi sopra).
119 III, i, 79 A Mortimer è assegnata l’Inghilterra meridionale e centrale, a Glendower il Galles, ai Percy i
territori settentrionali dalla Trent al confine con la Scozia.
120 III, i, 86 Cittadina nello Shropshire, sul confine col Galles. La battaglia ebbe luogo il 21 luglio 1403.
121 III, i, 87 In realtà è il suocero.
122 III, i, 95 «Qui sembra che Glendower parli come padrone di casa» (Rota), e infatti alcuni editori
pongono la scena a casa sua.
123 III, i, 96 Burton-upon-Trent, presso Derby. La Trent effettivamente da lì procede verso nord-est,
mangiando tutto il Lincolnshire prima di sfociare nella Humber e nel Mar del Nord.
124 III, i, 147 Motivi che Shakespeare riprende, adattandoli, da Holinshed.
125 III, i, 151 Hotspur si prende gioco dei termini araldici couchant e rampant.
126 III, i, 159 Proverbiale, cfr. Chaucer, Prologo a Wife of Bath, 284-286 («Thou saist that dropping
houses and eek smoke / And chiding wives maken men to flee / Out of hir owene hous») e
Proverbi X 26 («fumo agli occhi»), XIX 13 («Stillicidio continuo le risse di una donna»).
127 III, i, 188 In battaglia (Wilson).
128 III, i, 194 Hotspur e la moglie si riferiscono a Mortimer come (rispettivamente) cognato e fratello.
Qui Mortimer chiama incongruamente Lady Percy «zia» (l’Edmund Mortimer [1391-1425] erede al
trono era effettivamente nipote del Mortimer [1376-1409] genero di Glendower e cognato di
Hotspur).
129 III, i, 201 «Con le sue lacrime Lady Mortimer parla un gallese che Mortimer capisce benissimo, e a
cui risponderebbe nella stessa lingua (piangendo) se non se ne vergognasse» (Rota).
130 III, i, 211 Gli strami si usavano sui pavimenti.
131 III, i, 250 Luogo presso Londra, meta domenicale della borghesia cittadina. Per la battuta seguente
di Hotspur (sui sarti) vedi sopra, n. 86; per quella sul coricarsi in grembo a Kate (225-226) vedi lo
scambio analogo di Hamlet e Ophelia in Hamlet, III, ii.
132 III, ii Nella reggia di Enrico IV. La scena è tutta in versi. La riconciliazione del Re e del Principe è
posta da Holinshed nel 1411, in un periodo dunque successivo a quello della rivolta dei Percy.
133 III, ii, 5 Il dolore per la scioperataggine del figlio si unisce al rimorso personale per l’usurpazione,
accentuando il legame tra intreccio storico e intreccio comico (Wilson, cit. in Rota).
134 III, ii, 29 Il Re rimprovera al Principe lo stesso peccato (le cattive compagnie) contestatogli da
Falstaff nei panni del Re in II, iv, 382-400, e quasi con le stesse parole («I do not only marvel»,
«Yet let me wonder»). Anche il gioco di parole sun/son (II, iv, 391-393) ritorna sottilmente in bocca
a Hal in un contesto di ben diversa elevazione (sotto, vv. 133-137).