Page 379 - Shakespeare - Vol. 2
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LORENZO
Dolce anima mia, entriamo ad aspettare il loro arrivo.
Ma non importa: perché dovremmo entrare?
Amico Stefano, ti prego, informa
quelli di casa che la padrona è in arrivo
e fa uscire i musici all’aperto.
Esce Stefano.
Come dorme dolce la luna su questo pendìo!
Ci siederemo qui e ci scorrerà nell’orecchio
il suono della musica: mite quiete e notte
s’accordano alle note della dolce armonia.
Siedi, Gessica; guarda come il fondo del cielo
è intarsiato fitto fitto di patène 88 d’oro lucente;
non c’è astro, il più piccolo che vedi,
che non canti, nel suo moto, come un angelo,
nel coro eterno dei cherubini dal giovane sguardo:
tale armonia è nelle anime immortali,
ma fino a che questa fangosa veste che si corrompe
le rinserra rozzamente, noi non possiamo udirla.
Entrano i musici.
Venite, su! e svegliate Diana con un inno,
con le più dolci note penetrate l’orecchio
della vostra signora, e attiratela a casa con la musica.
Musica.
GESSICA
Io non sono mai allegra quando ascolto una dolce musica.
LORENZO
La ragione è che la tua mente è sempre all’erta.
Ma osserva una mandria selvaggia e sbrigliata,
o un branco di giovani indomiti puledri,
che saltano folli e mugghiano e fanno alti nitriti,
secondo la calda natura del loro sangue;
se solo sentono per caso un suono di tromba,