Page 283 - Shakespeare - Vol. 2
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ricordati, ti prego, dove dobbiamo incontrarci.



              BASSANIO
               Non mancherò.



              GRAZIANO
               Non hai un bell’aspetto, signor Antonio,
               ti preoccupi troppo del mondo:
               quelli che lo comprano con troppo affanno, lo perdono.

               Credimi, sei straordinariamente cambiato.



              ANTONIO
               Io tengo il mondo per quello che è, Graziano,
               un palcoscenico, dove ogni uomo deve recitare una parte,
               e la mia è triste.



              GRAZIANO
                               Che la mia sia quella del buffone,           6

               con l’allegria e le risate vengano pure le vecchie rughe,
               e il mio fegato si riscaldi per il vino prima che
               il mio cuore si raffreddi per i lamenti della mortificazione.
               Perché dovrebbe un uomo che ha dentro sangue caldo

               starsene a sedere come il suo antenato scolpito in alabastro?
               e dormire quando c’è da far veglia? e farsi venire l’itterizia
               per la stizza? Ecco che cosa ti dico, Antonio,
               (ti voglio bene ed è il mio affetto che parla):

               c’è una sorta d’uomini il cui volto
               schiuma e s’ammanta come un immobile stagno,
               e mantiene un ostinato fermo silenzio
               col proposito di ricevere una reputazione

               di saggezza, gravità, profondo intendimento,
               come a dire: «Io sono il Signor Oracolo,
               e quando apro bocca, guai se abbaia un cane».
               O mio Antonio, ne conosco di questi,

               che sono reputati saggi proprio perché
               non dicono nulla, mentre son certo
               che se parlassero, spingerebbero quasi a dannarsi
               chi, a udirli, dovrebbe chiamarli, questi fratelli, scemi.              7
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