Page 273 - Shakespeare - Vol. 2
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giustizia  sulla  base  della  inflessibilità  della  Legge  il  principio
          neotestamentario della clemenza e della misericordia. Ciò appare vero nella
          prima parte della scena, quando Porzia cerca di far desistere Shylock dal suo
          mortale legalismo. Ma quando, per il formalismo stesso della legge, Shylock

          si riconosce perdente ed è pronto a risolver tutto incassando senza usura la
          somma  prestata,  è  proprio  Porzia  ad  opporsi  reclamando  la  stretta
          applicazione della Legge. Se prima aveva sollecitato la clemenza di Shylock,
          ora  si  dimostra  senza  clemenza.  Il  rapporto  distruttivo  del contratto  A  ha

          contagiato  tutti.  E  se  il  verdetto  del  Doge  vorrebbe  limitarsi  a  colpire
          pesantemente Shylock nei suoi averi, Antonio, sotto un’apparente clemenza,
          impone  che  Shylock  accetti,  pena  la  morte,  la  sua  forzata  inclusione
          (conversione? è una conversione imposta, un altro contratto spietato) nella

          comunità cristiana, togliendo così all’ebreo l’unica, e la più importante, cosa
          che gli resta, la sua religione, la sua cultura. È il contratto C, che Shylock è
          costretto ad accettare (come avevano dovuto accettarlo tanti di quegli ebrei
          sefarditi scacciati dalla Spagna nel 1492 e costretti, per trovar asilo in altri

          paesi, a fingersi cristiani, ad essere «marrani»). È un contratto che vorrebbe
          passare per contratto di amore cristiano, ma che risulta chiaramente quale
          contratto violento di coercizione del Diverso: contratto, dunque, anch’esso di
          «morte», prodotto dalla falsa coscienza dell’etnocentrismo europeo, dalle sue

          tante  tragiche  intolleranze  pur  inscritte  nel  quadro  di  una  conveniente
          tolleranza  borghese-capitalistica  che,  finché  non  lesa  o  non  disturbata,
          compiacentemente adotta il funzionale ebreo come il funzionale moro.
          Segue  un  altro  momento  disgiunzionale  che  riporta  a  Belmonte  tutti  i

          personaggi veneziani della vicenda. Ma prima che essi vi arrivino la scena si
          apre sulla notte lunare nella cui pace Lorenzo e Gessica sembrano modulare
          in positivo i temi dell’amore e dell’armonia, al riparo della logica spietata del
          contratto. E tuttavia le loro evocazioni di coppie di amanti mitici non fanno

          che  sottolineare  punti  critici,  e  tragici,  di  contratti  del  tipo B  (di  coppia,
          appunto):  tradimento  (Troilo  e  Cressida,  Enea  e  Didone),  equivoco  tragico
          (Piramo  e  Tisbe),  sortilegio  (Medea  ed  Esone),  furto  e  fuga  (Gessica  e
          Lorenzo  stessi).  Quanto  alla  celebre  battuta  di  Lorenzo  sulla  musica  e

          sull’armonia  delle  sfere,  in  cui  si  dovrebbe  conciliare  il  dramma  umano  del
          divenire  (conciliazione  che,  secondo  la  prospettiva  delle  accademie
          neoplatoniche, non poteva darsi a causa dell’ingombro del corpo corruttibile),
          non  è  altro,  a  ben  vedere,  che  una  nostalgia  del  Contratto  Edenico,  della

          pienezza inattingibile dell’Essere; e dunque è una battuta che si situa al di là
          dell’azione, di questa azione drammatica come di qualsiasi altra azione, reale
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