Page 1818 - Shakespeare - Vol. 2
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in braccio alla nutrice. Lo scolaro
               poi, piagnucoloso, la sua brava cartella,
               la faccia rilucente nel mattino,
               che assai malvolentieri striscia verso la scuola

               a passo di lumaca. E poi l’innamorato,
               che ti sospira come una fornace,
               e in tasca una ballata tutta lacrime
               sopra le ciglia della sua adorata.

               Poi, un soldato, armato dei moccoli più strambi,
               un leopardo baffuto geloso dell’onore,
               lesto di mano, pronto a veder rosso,
               che va a cercar la bubbola della reputazione

               persino sulla bocca d’un obice. E poi il giudice,
               con un bel ventre tondo, farcito di capponi,
               occhio severo, barba ritagliata
               a regola d’arte, gonfio di sentenze

               e di luoghi comuni: e in questo modo
               recita la sua parte. L’età sesta
               ti muta l’uomo in magro pantalone
               in ciabatte, le lenti al naso, la borsa

               sul fianco, e quelle braghe usate da ragazzo,
               ben tenute ma ormai spaziose come il mondo
               per i suoi stinchi rattrappiti, e il suo
               vocione da maschiaccio che ridiventa

               un falsetto infantile, un suono fesso
               e fischiante. L’ultima scena infine,
               a chiuder questa storia strana, piena di eventi,
               è la seconda infanzia, il mero oblio,

               senza denti, senz’occhi o gusto, senza niente.


                                               Entra Orlando con Adam.



              IL VECCHIO DUCA
               Bentornato. Posate il vostro venerabile
               fardello, e dategli cibo.



              ORLANDO
               Vi ringrazio moltissimo per lui.
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