Page 1813 - Shakespeare - Vol. 2
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e così, d’ora in ora, si matura e matura,
               e d’ora in ora, poi, si marcisce e marcisce,
               dal che pende una coda”. Nel sentire così
               quel pazzo variopinto cavare una morale

               dal tempo, i miei polmoni incominciarono
               a cantar come il gallo della favola
               a veder come il matto-pensiero va in profondo;
               e mi sono slogato le ossa dalle risa,

               un’ora al suo oriolo. O nobile buffone!
               Degno matto! Conviene vestirsi come loro.



              IL VECCHIO DUCA
               E chi è questo matto?



              JAQUES
               O degno matto! È uno che è stato cortigiano
               e, dice, se le donne sono giovani e belle,

               almeno lo sanno. Ed in quel suo cervello,
               secco come i biscotti avanzati da un viaggio,
               ha strani ripostigli zeppi d’osservazioni,
               che poi ti manda fuori a brani. Ah fossi un matto!

               Non desidero altro che la loro divisa.



              IL VECCHIO DUCA
               Ne avrai una.



              JAQUES
                               È la cosa che più mi sta a pennello,
               purché vi sradichiate dalle zucche
               tutte quelle opinioni ormai stantie

               per cui io sarei savio. Inoltre debbo avere,
               nero su bianco, libertà vastissima,
               come il vento, a soffiar su chi mi garba,
               cosa che hanno i matti; e tutti quelli

               a cui la mia follia graffia i geloni
               debbon rider di più. E perché dunque, sire?
               Chiaro come la via che porta alla parrocchia!
               Colui che un matto becca saggiamente,
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