Page 1568 - Shakespeare - Vol. 2
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meglio una vita breve che un’onta imperitura!
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                                                    Scena VI         EN



                  Squilli di tromba. Entrano il Re [Enrico] col suo seguito e i prigionieri,
                                                    [Exeter e altri].



              ENRICO
               Ci siamo portati bene, compatrioti tre volte valorosi.
               Ma non è ancora finita: i Francesi sono tuttora in campo.



              EXETER
               Il Duca di York vi manda a salutare, Maestà.



              ENRICO
               È vivo, mio caro zio? Tre volte, nel giro di un’ora

               l’ho visto a terra; tre volte in piedi, a pugnare.
               Dall’elmo agli speroni era coperto di sangue.



              EXETER
               In questa guisa, da prode soldato egli giace,
               nutrendo di sé la pianura; e al suo fianco, tra il sangue,

               a lui compagno nell’onore di tante ferite,
               giace il nobile Conte di Suffolk.
               Suffolk fu il primo a morire; e York, pur straziato nel corpo,
               corre da lui, ch’è riverso nel proprio sangue,
               lo prende per la barba, ne bacia le ferite

               che sanguinanti gli squarciano il volto,
               e grida forte: “Aspetta, cugino mio Suffolk!
               La mia anima accompagnerà la tua in cielo.

               Aspetta, anima buona, che ti raggiunga per volare al tuo fianco,
               così come su questo campo glorioso e aspramente conteso,
               a fianco a fianco ci siamo onorevolmente battuti!”.
               Mentre diceva così arrivai a fargli animo,
               lui mi guardò, sorrise e mi tese la mano

               la strinse appena, e poi: “Signore mio caro”, mi dice,
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