Page 1541 - Shakespeare - Vol. 2
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ATTO IV EN
Entra il Coro.
CORO
Cercate adesso d’immaginarvi l’ora
in cui una tenebra fitta e densa di segreti sussurri
colma l’immensa cappa dell’universo. 104
Da campo a campo, nel tetro grembo della notte,
s’avverte appena il brusio di entrambe le armate,
sicché le sentinelle appostate quasi possono udire
i mormorii furtivi delle sentinelle nemiche.
Fuoco chiama fuoco, e al pallido bagliore delle fiamme
ciascuna armata distingue il volto oscurato dell’altra.
Destriero minaccia destriero, in alti, spavaldi nitriti,
squarciando l’orecchio intorpidito della notte; e dalle tende
gli armieri, nell’approntar le corazze dei nobili,
nel ribadirle a dovere con gran lavorio di martelli,
danno il tremendo annuncio della battaglia imminente.
Nella campagna s’ode il canto del gallo, il rintocco della campana,
a dirvi ch’è l’ora terza di un assonato mattino.
Fieri del loro numero, nell’intimo in nulla turbati,
i Francesi, ottimisti e sin troppo sicuri del fatto loro,
quei disprezzati Inglesi se li giocano a dadi;
e se la prendono con la notte sciancata, con quella posapiano,
quella brutta, sozza strega che se ne va claudicante,
con esasperante lentezza. I poveri Inglesi, già condannati
al sacrificio, attorno ai lor vigili fuochi
siedon pazienti, ruminando in cuor loro
i rischi del mattino; e il loro gestir rassegnato,
con quelle guance scavate e le uniformi a brandelli,
li offre alla contemplazione della luna
come paurose figure spettrali. Ma oh, chi ora voglia osservare
il regal comandante di questa banda allo stremo,
mentre va di tenda in tenda e ispeziona ogni scolta, 105