Page 1304 - Shakespeare - Vol. 2
P. 1304
grande arguzia.” “Sì,” dice, “grande e grossa.” “Via,” dico, “ha un buon
ingegno.” “Sì,” fa lei, “non fa male a nessuno.” “Ma no,” dico, “il nostro amico
è sapiente.” “Come no,” risponde, “è un sapientone.” “Andiamo,” faccio,
“possiede più lingue.” “Questo è vero,” ribatte, “perché mi giurò una cosa il
lunedì sera, e se la rimangiò il marte mattina, e questa sì ch’è una lingua
doppia, cioè due lingue.” E così per tutta un’ora rivoltò le tue virtù personali.
Però finì con un sospiro dicendo che sei il tipo più in gamba in Italia.
CLAUDIO
E per ciò pianse molto e disse che non gliene fregava niente.
DON PEDRO
Proprio così. E però, tutto sommato, se non lo odiasse a morte lo amerebbe
alla follia. Ci ha detto tutto la figlia del vecchio.
CLAUDIO
Parola a parola. E per giunta Domineddio l’ha visto, che se ne stava celato in
giardino.
DON PEDRO
E allora quando le attaccheremo le corna del toro salvatico alla fronte del
delicato conte?
CLAUDIO
Sì, e con sotto il cartello: “Questo qui è Benedetto, uomo ammogliato”.
BENEDETTO
Ti saluto, cocco di mamma. La mia intenzion la conosci. Io ora ti lascio al tuo
uzzolo di cicala. Vai mulinando il tuo spirito d’anguria come lo spaccone il suo
spadone, che graziaddio non fa male. (A Don Pedro) Illustrissimo, la ringrazio
per le sue molte cortesie, ma ora sono obbligato a lasciar la sua compagnia.
Vostro frate il Bastardo è scappato da Messina. Voialtri due tra voi signori
avete accoppato una cara e innocente ragazza. E in quanto al Signor Sbarbino
lì, io e lui ci rincontreremo. Fino ad allora ch’el stia bene.
Esce.
DON PEDRO