Page 1296 - Shakespeare - Vol. 2
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ATTO V EN
Scena I 26 EN
Entrano Leonato e suo fratello Antonio.
ANTONIO
Se continui così, ti uccidi; e non ha senso
assecondare così un dolore
contro te stesso.
LEONATO
Ti prego, risparmia i consigli.
Mi entrano nell’orecchio senza profitto
come acqua in un setaccio. Non me ne dare.
Nessuno può darmi consigli grati al mio udito
se non ha ricevuto dei torti uguali ai miei.
Portami qui un padre che amava sua figlia
come me, ed ha avuto anche lui
soffocata questa gioia, e digli
che mi parli di pazienza.
Misura la sua sofferenza sulla mia
in lungo e in largo, mettile a controcanto,
spasimo a spasimo, di qua e di là,
pena per pena, ceppo e ramo, foggia e formato.
Se uno così può sorridere e grattarsi la barba,
e, povero pagliaccio, raschiarsi la gola quando dovrebbe gemere,
e rattoppare la pena coi proverbi, e stordire i guai
con chi spreca sui libri le candele, portalo qui
e da lui imparerò la pazienza. Ma un uomo così
non esiste. Fratello, gli uomini sanno
dare consigli e conforto ai guai che non hanno.
Alla prima boccata di veleno i consigli