Page 1280 - Shakespeare - Vol. 2
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ERO

                               Monsignore,
               non ho parlato a nessuno, a quell’ora.



              DON PEDRO
               Ah, non siete una vergine. Leonato,
               mi duole che dobbiate udire.

               Sul mio onore, io stesso, mio fratello,
               e questo conte che soffre
               l’abbiamo vista e sentita, a quell’ora,
               la notte scorsa parlare al balcone

               con un furfante. Il quale poi, da vero
               farabutto ha di fatto confessati
               i vili incontri segreti che hanno
               avuti mille volte.



              DON JUAN

                               Ah che vergogna,
               no, no, non ne parlate, monsignore,
               non ne parlate!
               Le parole non hanno castità
               bastante a dirli senza offesa. E allora,

               bella dama, mi duole di tanta impudicizia.



              CLAUDIO
               Ero! Oh che Ero avresti potuto essere
               se una metà delle tue grazie esterne
               fossero state concesse ai pensieri

               e alle intenzioni del tuo cuore! Ma addio,
               donna bellissima e laida assai! Addio,
               pura empietà, empia purezza!
               Dopo te sprangherò ogni porta del cuore,

               su queste ciglia graverà il sospetto,
               e tutte le bellezze le muterà
               in paure di male, e non avranno
               mai più grazie, mai più.



              LEONATO
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