Page 173 - Shakespeare - Vol. 1
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ALENÇON
Deve essere dunque l’ombra di se stesso?
Adornare le tempie con una coroncina,
e, tuttavia, nella sostanza e come autorità,
conservare i privilegi d’un comune cittadino?
Questa offerta è assurda e irragionevole.
CARLO
È noto che io sono già in possesso
di più della metà dei territori della Gallia,
e in essi riverito come legittimo sovrano.
Per guadagnarmi il resto che ancora
non è liberato, dovrò ridurre tanto
le mie prerogative, da essere chiamato
solo il viceré dell’intero paese?
No, signor ambasciatore, preferisco tenermi
quello che è già mio, piuttosto che,
per bramosia d’aver ancora di più, privarmi
della possibilità d’una completa riconquista.
Y ORK
Insolente Carlo, con mezzi occulti
hai trafficato per ottenere un accordo,
e ora che la faccenda è negoziata,
ti metti a fare confronti presuntuosi?
Accetta il titolo che tu usurpi,
come un beneficio emanante dal nostro re,
e non come un diritto legale con cui sfidarci,
o ti tormenteremo con una guerra dopo l’altra.
REIGNIER
[in disparte a Carlo]
Mio signore, sbagli a fare l’ostinato;
non cavillare nel corso dell’accordo.
Se venisse disatteso, dieci contro uno,
non troveremo un’altra occasione come questa.
ALENÇON
[in disparte a Carlo]
A dire il vero, il tuo progetto politico