Page 176 - Shakespeare - Vol. 1
P. 176

Il padre non è meglio di un conte,
 sebbene grandeggi in titoli gloriosi.

SUFFOLK

 Sì, mio signore, suo padre è un re,
 il Re di Napoli e di Gerusalemme.
 Tale è la sua autorità in Francia
 che averlo alleato sancirà la nostra pace
 e manterrà i Francesi in sudditanza.

GLOUCEST ER

 Lo stesso può fare il Conte d’Armagnac,
 perché è parente stretto di Carlo.

EXET ER

 Inoltre, i suoi beni garantiscono una dote
 cospicua, mentre Reignier vorrà prendere, non dare.

SUFFOLK

 Una dote, miei lord! Non umiliate il vostro re
 da farlo così gretto, miserabile e povero,
 che debba scegliere in base alla ricchezza,
 e non alla perfezione dell’amore.
 Enrico è in grado di fare ricca la sua regina,
 non di cercare una regina che lo renda ricco;
 così i contadini pezzenti contrattano la moglie,
 come, al mercato, i sensali buoi, pecore e cavalli.
 Il matrimonio è una questione delicata
 che non merita di essere trattata per procura.
 Non colei che noi vogliamo, ma colei a cui agogna
 Sua Maestà, deve essere la compagna
 del suo letto nuziale. Perciò, signori,
 quanto più egli l’ama, tanto più ciò ci impone
 di ritenere, per il più forte dei motivi,
 che debba essere lei la preferita.
 Infatti, cos’è un’unione coatta se non l’inferno,
 un periodo di discordia e di litigi continui,
 mentre l’opposto arreca la felicità,
 e ha sembianza di armonia celeste?
 Chi dovremmo maritare a Enrico, un re,
   171   172   173   174   175   176   177   178   179   180   181