Page 160 - Shakespeare - Vol. 1
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Suona l’allarme. Entra Suffolk con Margherita prigioniera.

SUFFOLK                                                La fissa.

 Chiunque tu sia, sei mia prigioniera. 144

 O splendida bellezza, non temere e non scappare via,
 perché ti toccherò solo con mani rispettose.
 Bacio queste dita in pegno di pace imperitura
 e gentilmente le poso sul tuo tenero fianco. 145
 Dimmi chi sei, così che possa renderti onore.

MARGHERIT A

 Mi chiamo Margherita e sono figlia d’un re, 146
 il Re di Napoli - chiunque tu sia.

     SUFFOLK

     Io sono un conte, e ho il titolo di Suffolk.
     Non sentirti umiliata, miracolo di natura,
     se ti è capitato di essere presa da me.
     Così il cigno salva i piccoli quasi implumi,
     tenendoli prigionieri sotto le ali;
     ma, se ti reca offesa una condizione
     da schiava, va’ pure e torna libera
     come amica di Suffolk.

                                                             Margherita fa per allontanarsi.
                    Oh, rimani!
[A parte]
     Non ho la forza di lasciarla andare.
     La mia mano è disposta a liberarla, non il cuore.
     Come il sole gioca sulla vitrea corrente,
     che riflette e moltiplica i suoi raggi scintillanti,
     così appare ai miei occhi questa bellezza stupenda.
     Vorrei farle la corte, ma non oso parlare:
     chiederò penna e inchiostro e metterò per iscritto
     quel che provo. Vergogna, de la Pole, non disprezzarti!
     Non hai una lingua? Lei non è qui ad ascoltare?
     Ti intimidisce la vista di una donna?
     Sì, tale è la maestà sovrana della bellezza
     che essa confonde la lingua, agita i sensi.

MARGHERIT A
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