Page 29 - Nietzsche - Su verità e menzogna
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CAPITOLO I
Esistono avversari della filosofia: e si fa bene a prestare loro ascolto, soprattutto quando
sconsigliano la metafisica alle teste malate dei Tedeschi, esortandoli piuttosto alla purificazione
ad opera della physis, come Goethe, o alla guarigione ad opera della musica, come Wagner. I
medici del popolo rigettano la filosofia: chi la vuole legittimare deve dunque mostrare a quale
scopo i popoli sani la usano e l’hanno usata. Nel caso in cui sia in grado di farlo, forse persino i
malati riusciranno con profitto a capire perché proprio a loro la filosofia sia invece dannosa. Si
danno senza dubbio validi esempi di una salute che sussiste prescindendo completamente dalla
filosofia o facendone un uso assai moderato, quasi ludico: così i Romani che, nella loro epoca
migliore, vissero senza filosofia. Dove si troverà invece l’esempio di un popolo malato al quale
la filosofia ha restituito la salute perduta? Se mai la filosofia si è espressa soccorrendo,
salvando, proteggendo, essa l’ha fatto tra i sani; i malati li ha invece resi ancora più malati. Se
mai un popolo era sfibrato e connesso ormai soltanto debolmente agli individui, giammai la
filosofia ha riannodato più strettamente questi individui all’intero. Se mai ci fu qualcuno
intenzionato a starsene in disparte e a alzare intorno a sé lo steccato dell’autosufficienza, sempre
la filosofia fu pronta a isolarlo ancor di più e a distruggerlo con questo isolamento. Essa è
pericolosa quando non sussiste con pieno diritto: e soltanto la salute di un popolo e, oltretutto,
non di ogni popolo, conferisce ad essa un tale diritto.
Ora guardiamoci intorno per individuare la suprema autorità in grado di stabilire cosa in un
popolo debba essere chiamato sano. I Greci, in quanto veramente sani, hanno legittimato una
volta per tutte la filosofia per il fatto di aver filosofato: e certamente hanno filosofato molto più
di tutti gli altri popoli. Non seppero neppure smettere al momento opportuno: ancora nella loro
arida vecchiaia essi si comportavano infatti come ferventi adoratori della filosofia, sebbene già
intendessero sotto questo nome soltanto le devote sottigliezze e i santissimi cavilli della
dogmatica cristiana. Il non aver saputo smettere al momento giusto ha persino sminuito
sensibilmente i servigi da loro resi alla posterità barbarica, poiché questa, nell’ignoranza ed
irruenza della sua giovinezza, dovette rimanere intrappolata proprio in quei lacci e in quelle reti
artificiosamente tessute.
I Greci sono però riusciti a iniziare al momento opportuno e, con una chiarezza che nessun
altro popolo ha mai più raggiunto, hanno insegnato quando si deve iniziare a filosofare. Si deve
iniziare non nell’afflizione, come invece ritengono alcuni, che fanno derivare la filosofia da uno
stato d’animo corrucciato. Ciò deve avvenire piuttosto nella gioia, nella piena maturità,