Page 308 - Nietzsche - L'apolide dell'esistenza
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straordinario, ma è anche una livorosa resa dei conti.
lingua si siano mai fusi, come in quest’opera, forza, agi-
Con i vivi e con i morti. da fare, osserva, vecchio diletto camerata, se nella nostra
Intanto smarrisce sempre più il senso della realtà, lità e armonia. Rileggi Goethe... io lo supero nel vigore
dilata tutto ciò che lo riguarda, anche le cose più banali, e nella virilità, senza per questo diventare un cafone
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a dimensioni oniriche: c’è un modo speciale di aprirgli come Lutero» . A metà giugno dello stesso anno alla
la porta, i camerieri si precipitano al suo tavolo e sono sorella: «Chissà quante generazioni dovranno trapassare
particolarmente gentili, quando entra in un negozio ogni prima che si producano alcuni uomini capaci di sentire
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viso si trasforma, per la strada le donne lo guardano, la in tutta la sua profondità ciò che io feci!» . Il 29 agosto
fruttivendola sceglie proprio per lui i grappoli d’uva più 1886 all’editore Fritzsch: «Lo Zarathustra... un evento
dolci – cosa che lo commuove fino alle lacrime – e ha senza precedenti nella letteratura, nella filosofia, nella
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abbassato i prezzi, se pensa a una persona ecco che gli poesia, nella morale» . È solo un florilegio fra i tanti
arriva una sua lettera, nulla è più casuale. esempi che si potrebbero fare. La megalomania di
Che lo guardassero in modo particolare è molto pro- Nietzsche rimaneva però circoscritta al campo della filo-
babile, perché adesso fa continue smorfie, ghigna «per sofia e della letteratura, cioè all’area, per così dire, di sua
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mezze ore» , non riesce a dare compostezza al suo viso. competenza ad autocompensazione della sottostima da
Sta perdendo il controllo del proprio corpo. Quello cui era circondato.
emotivo se n’è andato da un bel pezzo, ora gli bastano Ma nelle lettere dell’ultimo periodo torinese c’è un
quattro battute della Danza ungherese di Schubert per salto di qualità. Nietzsche non si esalta più solo come
sciogliersi in pianto. E a casa dei Fino, la sera, lui di letterato e filosofo, il cui nome è destinato a brillare nei
solito così educato, così timoroso di recar disturbo, di millenni come stella di prima grandezza, è convinto che
pestare i piedi a chiunque, suona al pianoforte, fino ad la sua opera uscirà dal campo del puro pensiero e cam-
ore impossibili, la sua “cupa musica”, con crescente bierà la realtà e la storia incidendo in modo decisivo e
fastidio dei padroni di casa. traumatico su quella “grande politica” di cui fino ad
In una lettera a Overbeck del 18 ottobre troviamo: allora non si era mai seriamente interessato. Si crede
«Stavolta, da vecchio artigliere, tiro fuori i grossi calibri: diventato un uomo d’azione. E man mano che l’autunno
temo che con i miei colpi spaccherò in due la storia torinese avanza insieme alla sua esaltazione, si persuade
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dell’umanità» . Il 30 ottobre scrive a Gast: «Le confes- che il grande momento è già arrivato, che un radicale
so che talvolta contemplo con diffidenza la mia mano, mutamento della storia del mondo è imminente per
perché mi pare di avere “in mano” il destino del mon- mano sua, percepisce se stesso come demiurgo, come
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do» . Il 20 novembre a Brandes: «Io sono il Fato», e si assoluto protagonista della politica mondiale e nella sua
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firma «Il Suo Nietzsche, ormai bestia feroce» . immaginazione arruola ufficiali prussiani, il capitale
L’autoesaltazione di Nietzsche, iniziata con Umano, ebraico, e quant’altro, alla sua causa.
troppo umano, la prima opera veramente “sua”, aveva È probabile che Nietzsche rimuginasse già da qualche
avuto un’impennata con lo Zarathustra. Il 22 febbraio tempo questa rappresentazione onirica di se stesso. Il 14
del 1884 scriveva a Rohde: «Amo immaginare di aver aprile 1887 aveva scritto a Overbeck: «Credo che la
portato con questo Zarathustra la lingua tedesca alla sua gente mi riterrebbe completamente pazzo se lasciassi
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perfezione. Dopo Lutero e Goethe c’era un terzo passo trapelare ciò che penso di me» . Ma allora era ancora
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