Page 303 - Nietzsche - L'apolide dell'esistenza
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meno  a  vent’anni.  Dorme  come  un  sasso,  mangia  con
                   nella vita quotidiana dava già chiari segni di squilibrio,
 grande appetito e ha abbandonato ogni dieta. È diven-  tante  dell’ultimo  periodo  torinese,  quando  Nietzsche
 tato, finalmente, un uomo sano. Troppo sano, forse. Se  si  è  appuntata  l’attenzione  della  critica  per  cercare  di
 fosse stato lucido con se stesso – ma ormai cominciava  capire se sia più o meno frutto della follia incombente.
 a non esserlo più – avrebbe capito che quell’improvvisa  L’autoesaltazione è certamente parossistica, dai titoli di
 sensazione  di  benessere  era  sospetta,  che  c’era  anzi  in  alcuni capitoli («Perché sono così saggio»; «Perché sono
 essa  qualcosa  di  lugubre,  un  annuncio  sinistro,  come  così accorto»; «Perché scrivo libri così buoni»; «Perché
 quando nella fase preagonica il moribondo sembra ritro-  sono un destino») alle affermazioni in cui mette sotto di
 vare improvvisamente la sua salute e c’è una pausa, stra-  sé  Dante,  Shakespeare,  Goethe,  accettando  come  suo
 ziante, prima della fine.  pari solo Heinrich Heine, ad affermazioni come «più di
 Lui  sentiva  solo  che  era  pieno  di  un’energia  scono-  ogni altro mortale io posso pretendere alla parola gran-
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 sciuta.  Scrive  a  Gast:  «Mi  sono  appena  guardato  allo  dezza» . Ma sono delle sparate che possono essere con-
 specchio: non ho mai avuto quest’aspetto. Di buonumo-  siderate  delle  provocazioni  intellettuali,  funzionali  al-
 re  esemplare,  ben  nutrito  e  dieci  anni  più  giovane  di  l’obiettivo  principale  del  libro  che  è  di  sottolineare
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 quanto sarebbe consentito» . Per la prima volta poteva  l’inattualità del suo autore e l’impossibilità per i contem-
 dedicare tutte le sue forze alla sua opera, senza attacchi  poranei di comprenderlo. In quanto ad altre affermazio-
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 proditori, senza mal di testa, senza vomito, senza quelle  ni, «Mi amano tutte» ; «Io sono di gran lunga l’uomo
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 infinite spossatezze che lo costringevano a giacere a letto  più  tremendo  che  mai  ci  sia  stato» ,  patetiche  cono-
 per giorni. Si buttò con voracità, in uno stato di grande  scendone la vita, fan parte dell’antico vizio di Nietzsche
 euforia, sul lavoro. In meno di tre mesi terminò L’Anti-  di spararle grosse sul proprio conto per reagire in qual-
 cristo e Il crepuscolo degli idoli, scrisse Nietzsche contra  che modo alla povertà della sua esistenza. Se lo si pren-
 Wagner, i Ditirambi di Dioniso ed Ecce homo.  de  come  autobiografia  dell’uomo  Nietzsche,  in  Ecce
 Non sono le sue opere più importanti. Nietzsche con-  homo c’è molto poco di vero, ma se lo si considera per
 tra Wagner è sostanzialmente un collage di passi estra-  quello che intende essere, e in effetti è, la biografia della
 polati  dai  suoi  libri  precedenti,  a  partire  da  Umano,  sua  opera  e  del  suo  percorso  intellettuale,  Ecce  homo
 troppo  umano,  inteso  a  sostenere  Il  caso  Wagner e a  assolve pienamente al suo compito e illumina, con una
 dimostrare che la sua polemica con il compositore data-  potente luce, molti aspetti del pensiero nicciano. Inoltre
 va da molti anni prima della sua morte, per difendersi  la padronanza del materiale linguistico raggiunge qui la
 dall’accusa di aver sparato a palle quadre sul suo antico  perfezione,  «il  libro»  ha  scritto  Hollingdale  «è  senza
 Maestro quando questi non poteva più replicare. I Diti-  dubbio  uno  dei  più  belli  che  siano  mai  stati  scritti  in
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 rambi di Dioniso sono una raccolta di poesie in maggio-  tedesco» .  È  fuori  discussione  che  per  quello  che  ri-
 ranza composte negli anni precedenti. Il crepuscolo degli  guarda il suo mestiere di letterato e di filosofo Nietzsche
 idoli e L’Anticristo, pur pregevoli per politezza di stile e  è ancora pienamente “compos sui”.
 di sintesi, non aggiungono novità al pensiero di Nietz-  Nell’ultimo soggiorno torinese comincia invece a non
 sche, semplicemente lo ribadiscono. Il più interessante,  esserlo  più  nella  vita  quotidiana  e  di  relazione.  Un  se-
 e singolare, è Ecce homo, la sua autobiografia intellettua-  gnale fu una straordinaria aggressività verbale – sempre
 le. Naturalmente su Ecce homo, che è l’opera più impor-  però espressa per lettera, a distanza – nei confronti di




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