Page 299 - Nietzsche - L'apolide dell'esistenza
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complicata che ho menato finora (alla quale debbo il
ricordava i caffè di Montecarlo, seguito dal Fiorio, dal
naufragio di una natia costituzione per sé robustissima) Torino abbondava, il preferito era Il Nazionale, che gli
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ha portato seco, a poco a poco, un isolamento cui ormai Cambio e dal Giardino Caffè Romano che, d’estate,
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non c’è rimedio» . Da anni le sue lettere oscillavano in faceva anche da café-chantant, cosa che gli piaceva
modo schizofrenico fra l’esaltazione della solitudine, che moltissimo perché, da vero tedesco, si estasiava per i
gli permetteva di realizzare la sua opera, e il lamento per concertini di piazza, tanto che una volta seguì con molta
il «vuoto mostruoso», sono parole sue, in cui si era attenzione e partecipazione la gara fra una quarantina di
andato a cacciare. Le esigenze del filosofo e dell’uomo bande di paese tifando per quella di Asti e fu tutto
erano opposte e la divaricazione fra le une e le altre contento quando, seguendo la cosa sui giornali locali,
stava diventando insostenibile. seppe che aveva vinto. Seguì anche un concorso di bel-
A Torino aveva preso in affitto una stanzetta al quinto lezza aperto alle ragazze e alle signore dell’aristocrazia e
piano di via Carlo Alberto 6, nell’abitazione di Davide della “Torino-bene”, lamentandosi però che al posto
Fino, che aveva una rivendita di giornali nell’omonima delle bellezze in carne ed ossa ci fossero solo le loro
e attigua piazza. Dalla sua finestra, esposta, una volta fotografie.
tanto, in modo conveniente alla luce, poteva vedere Al caffè leggeva i giornali, il «Journal des Debats»,
nella piazza sottostante l’antico palazzo della Camera «Le Figaro», ma anche «La Gazzetta piemontese» e si
Subalpina, Palazzo Carignano, e quello della Posta cen- rimpinzava di gelati, di sorbetti, di spumoni e di ciocco-
trale, sistemazione per lui ideale perché era un grafoma- lato torinese di cui era golosissimo. Non accadeva mai
ne e scriveva lettere a raffica che andava lui stesso a che qualcuno venisse ad attaccare discorso con quel si-
imbucare. gnore solo, chiuso in se stesso, dall’aria malinconica,
A parte la famiglia del suo padrone di casa, marito, vestito modestamente. In casa gli capitò invece un noto-
moglie, tre figli (Irene, Giulia ed Ernesto, di diciotto, rio scocciatore, un filosofo di provincia, tale Pasquale
sedici e quattordici anni), di levatura culturale ovvia- d’Ercole, decano della facoltà di Lettere e Filosofia, in
mente modesta, non frequentava nessuno. Qualche vol- pensione da secoli, che si era messo sulle sue tracce
ta si fermava a chiacchierare col direttore della libreria chiedendo informazioni alla Loescher. Costui lo impor-
Loescher, Carl Clausen, che non doveva essere un tipo tunò per qualche mese, alla fine lasciò perdere. Oltre
molto allegro se era un seguace del filosofo Philip che alla Loescher, che era vicinissima alla sua abitazio-
Mainländer, che sosteneva che il mondo altro non fosse ne, in via Po 19, Nietzsche si faceva vedere talvolta alla
che il “cadavere di Dio” e si stava quindi decomponen- libreria tedesca Rosenberg e Sellier, ma non risulta che
do, predicava perciò il suicidio universale e, coerente- abbia fatto alcuna conoscenza nella comunità germani-
mente, si tolse la vita all’età di trentacinque anni. ca, che pure in quei tempi era piuttosto numerosa a
La mattina presto faceva una breve passeggiata solita- Torino.
ria spingendosi, in genere, fino al Valentino, al pomerig- La sera qualche volta andava a teatro a sentire l’ope-
gio quella più lunga al parco Michelotti che lo portava ra, la Carmen naturalmente, ma anche Bellini e, più
a volte fuori Torino, la sera in riva al Po. Sia a pranzo spesso, le operette, per le quali nutriva un’autentica pas-
che a cena mangiava, sempre da solo, in trattorie mode- sione. Era però più facile trovarlo in qualche caffè ad
stissime. Gli piacevano invece i caffè eleganti di cui ascoltare un concertino e a sorbire un gelato. Ma nor-
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