Page 309 - Nietzsche - L'apolide dell'esistenza
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straordinario,  ma  è  anche  una  livorosa  resa  dei  conti.
                   lingua si siano mai fusi, come in quest’opera, forza, agi-
 Con i vivi e con i morti.  da fare, osserva, vecchio diletto camerata, se nella nostra
 Intanto  smarrisce  sempre  più  il  senso  della  realtà,  lità e armonia. Rileggi Goethe... io lo supero nel vigore
 dilata tutto ciò che lo riguarda, anche le cose più banali,  e  nella  virilità,  senza  per  questo  diventare  un  cafone
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 a dimensioni oniriche: c’è un modo speciale di aprirgli  come  Lutero» .  A  metà  giugno  dello  stesso  anno  alla
 la porta, i camerieri si precipitano al suo tavolo e sono  sorella: «Chissà quante generazioni dovranno trapassare
 particolarmente gentili, quando entra in un negozio ogni  prima che si producano alcuni uomini capaci di sentire
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 viso si trasforma, per la strada le donne lo guardano, la  in tutta la sua profondità ciò che io feci!» . Il 29 agosto
 fruttivendola sceglie proprio per lui i grappoli d’uva più  1886  all’editore  Fritzsch:  «Lo  Zarathustra...  un  evento
 dolci – cosa che lo commuove fino alle lacrime – e ha  senza  precedenti  nella  letteratura,  nella  filosofia,  nella
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 abbassato i prezzi, se pensa a una persona ecco che gli  poesia,  nella  morale» .  È  solo  un  florilegio  fra  i  tanti
 arriva una sua lettera, nulla è più casuale.  esempi  che  si  potrebbero  fare.  La  megalomania  di
 Che lo guardassero in modo particolare è molto pro-  Nietzsche rimaneva però circoscritta al campo della filo-
 babile, perché adesso fa continue smorfie, ghigna «per  sofia e della letteratura, cioè all’area, per così dire, di sua
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 mezze ore» , non riesce a dare compostezza al suo viso.  competenza ad autocompensazione della sottostima da
 Sta  perdendo  il  controllo  del  proprio  corpo.  Quello  cui era circondato.
 emotivo se n’è andato da un bel pezzo, ora gli bastano  Ma  nelle  lettere  dell’ultimo  periodo  torinese  c’è  un
 quattro  battute  della Danza  ungherese  di  Schubert  per  salto  di  qualità.  Nietzsche  non  si  esalta  più  solo  come
 sciogliersi  in  pianto.  E  a  casa  dei  Fino,  la  sera,  lui  di  letterato e filosofo, il cui nome è destinato a brillare nei
 solito così educato, così timoroso di recar disturbo, di  millenni come stella di prima grandezza, è convinto che
 pestare i piedi a chiunque, suona al pianoforte, fino ad  la sua opera uscirà dal campo del puro pensiero e cam-
 ore  impossibili,  la  sua  “cupa  musica”,  con  crescente  bierà la realtà e la storia incidendo in modo decisivo e
 fastidio dei padroni di casa.  traumatico  su  quella  “grande  politica”  di  cui  fino  ad
 In  una  lettera  a  Overbeck  del  18  ottobre  troviamo:  allora  non  si  era  mai  seriamente  interessato.  Si  crede
 «Stavolta, da vecchio artigliere, tiro fuori i grossi calibri:  diventato un uomo d’azione. E man mano che l’autunno
 temo  che  con  i  miei  colpi  spaccherò  in  due  la  storia  torinese avanza insieme alla sua esaltazione, si persuade
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 dell’umanità» . Il 30 ottobre scrive a Gast: «Le confes-  che  il  grande  momento  è  già  arrivato,  che  un  radicale
 so che talvolta contemplo con diffidenza la mia  mano,  mutamento  della  storia  del  mondo  è  imminente  per
 perché mi pare di avere “in mano” il destino del mon-  mano  sua,  percepisce  se  stesso  come  demiurgo,  come
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 do» . Il 20 novembre a Brandes: «Io sono il Fato», e si  assoluto protagonista della politica mondiale e nella sua
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 firma «Il Suo Nietzsche, ormai bestia feroce» .  immaginazione  arruola  ufficiali  prussiani,  il  capitale
 L’autoesaltazione  di  Nietzsche,  iniziata  con  Umano,  ebraico, e quant’altro, alla sua causa.
 troppo  umano,  la  prima  opera  veramente  “sua”,  aveva  È probabile che Nietzsche rimuginasse già da qualche
 avuto  un’impennata  con  lo  Zarathustra.  Il  22  febbraio  tempo questa rappresentazione onirica di se stesso. Il 14
 del  1884  scriveva  a  Rohde:  «Amo  immaginare  di  aver  aprile  1887  aveva  scritto  a  Overbeck:  «Credo  che  la
 portato con questo Zarathustra la lingua tedesca alla sua  gente  mi  riterrebbe  completamente  pazzo  se  lasciassi
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 perfezione. Dopo Lutero e Goethe c’era un terzo passo  trapelare ciò che penso di me» . Ma allora era ancora



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