Page 237 - Nietzsche - L'apolide dell'esistenza
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Andreas era un uomo dalla vita avventurosa e affasci-
 grato di riparare in qualche modo presso il dott. Rée e
 la  signorina  Salomé  i  guasti  fatti  da  mia  sorella...  Mia  nante,  una  specie  di  Lawrence  d’Arabia  in  salsa  ancor
 sorella  riduce  un  essere  così  ricco  e  originale  a  pura  più orientale. Era nato nel 1846 a Batavia, nell’isola di
 “sensualità e menzogna”, ovviamente contro ciò il mio  Giava, figlio di un tedesco e di una malese. Ragazzino
 senso di giustizia si ribella, per quanti buoni motivi io  era rientrato in Germania con i genitori. In casa si par-
 abbia di ritenermi profondamente offeso da entrambi...  lava  il  tedesco,  l’inglese  e  l’olandese,  lui  perfezionò  il
 Persone straordinarie come la signorina Salomé merita-  francese, imparò il greco, il latino e nelle università di
 no, tanto più se sono così giovani, ogni misura di indul-  Gottinga e di Lipsia si specializzò nella lingua che dove-
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 genza  e  di  comprensione» .  Decise  di  rompere  total-  va diventare il suo pezzo forte: il persiano antico. Tra-
 mente  con  Elisabeth  e  le  scrisse:  «Dovrò  continuare  a  sferitosi  in  Danimarca,  fece  la  conoscenza  di  Georg
 pagar caro la mia riconciliazione con Te? Ne ho già fin  Brandes, famoso critico letterario, che lo iniziò alle lin-
 sopra i capelli del tuo sfrontato chiacchiericcio morali-  gue scandinave. Nel 1870 aveva partecipato con onore
 stico. E una cosa è certa: che Tu, e nessun altro, in 12  alla guerra franco-prussiana e il Ministero per l’educa-
 mesi hai messo la mia vita in pericolo tre volte... Finora  zione tedesco lo aggregò a una spedizione culturale in
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 non  ho  mai  odiato  nessuno,  all’infuori  di  Te!» .  In  Persia in qualità, chissà perché, di archeologo. Quando
 seguito la chiamerà «un uccello del malaugurio», «una  la  missione  ebbe  esaurito  il  suo  compito  e  tornò  in
 stupida oca», «un’oca vendicativa e antisemita», «un’oca  Germania, Andreas decise di fermarsi in Persia. Vi rima-
 presuntuosa», «un’oca molesta» ed esprimerà il proprio  se sei anni facendo ogni mestiere, insegnando le lingue,
 disgusto per essere «imparentato con una così miserevo-  praticando medicina, finché divenne per un certo tempo
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 le creatura» .    ministro delle Poste di quel Paese. Uomo dalla curiosità
 Alla  fine  di  agosto  del  1884  Nietzsche  ricevette  la  onnivora, si dette anche allo studio, oltre che della me-
 visita a Sils-Maria di Heinrich von Stein che, col consen-  dicina, della biologia, della flora, della fauna e divenne
 so di Lou e soprattutto di Rée, che non aveva serbato  uno dei massimi esperti mondiali di rettili, di cui posse-
 alcun rancore, tentava di patrocinare un riavvicinamen-  deva esemplari rarissimi. Rientrò in Germania nel gen-
 to fra i tre. Ma Nietzsche scosse il capo, sconsolato, e  naio del 1882 al seguito del principe Ihtisam-ed-daule.
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 disse: «Quel che ho fatto resta imperdonabile» . L’ul-  Stabilitosi  a  Berlino,  campava  dando  lezioni  private  di
 timo segno di vita che Nietzsche ebbe da Lou von Sa-  persiano, di turco e di arabo. Piccolo di statura, con una
 lomé fu, nel gennaio del 1887, un biglietto in cui lei gli  folta barba nera e occhi altrettanto scuri, profondi, in-
 annunciava  il  suo  fidanzamento  con  l’orientalista  Frie-  quietanti, da ipnotizzatore, esercitava anche la medicina
 drich Andreas. In un tardivo soprassalto di orgoglio non  con  metodi  tutti  suoi,  lontani  dall’ortodossia,  finché
 le rispose.       l’Università di Berlino gli offrì un posto di professore di
 La comparsa di Andreas aveva segnato la fine di Rée.  persiano  e  di  turco.  Aveva  quarantuno  anni.  E  fu  a
 Per  cinque  anni  lui  aveva  vissuto  accanto  a  Lou  non  questo punto della sua vita, nel pieno della maturità, che
 sempre  rassegnato  alla  parte  di  “dama  d’onore”,  ma  incontrò  Lou  von  Salomé.  La  corteggiò, come tutti,  le
 ogni volta che tentava un approccio sessuale lei gli ram-  propose, come tutti, di sposarlo e lei, come sempre, ri-
 mentava, come ricorda freddamente nelle sue Memorie,  fiutò.  Ma  una  sera  in  casa  di  lei  afferrò  un  coltello  a
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 «che a Roma era stato rifiutato» .  serramanico che aveva posato sul tavolo, e che portava



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