Page 207 - Nietzsche - L'apolide dell'esistenza
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Fu a Nietzsche che venne l’idea della fotografia. Vole-
e non quella del libro! Ciò a cui non credevo più... mi
va che lui e Rée fossero immortalati aggiogati a un cales- sparenti: «Anch’io adesso ho la mia aurora intorno a me
se alla cui guida ci fosse Lou. Alla ragazza l’idea piac- sembra ora possibile, come l’aurora dorata sull’orizzonte
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que, le parve un bel gioco e a nulla valsero le resistenze di tutta la mia vita futura» . Poiché sapeva che nel suo
di Rée. Pensò a tutto Nietzsche. Conosceva a Lucerna viaggio verso Amburgo Lou si sarebbe fermata a Basilea
Jules Bonnet, uno dei migliori fotografi svizzeri, e «pre- per conoscere gli Overbeck, scrisse una lettera a Ida per
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so da un insolito entusiasmo» , come racconta la Sa- pregarla di metterci del buono. Poi il 16 giugno, pensan-
lomé, fu lui a organizzare tutti i particolari della messa do che Lou fosse di passaggio a Berlino, vi si fiondò, ma
in scena: calesse, redini e frustino ornato da un ramo di la mancò o perché lei fece in modo di non farsi trovare
lillà, nonostante il fotografo fosse piuttosto perplesso (stava flirtando col giovane Heinrich von Stein) o per-
davanti a questo monumento al kitsch. E così venne ché era già ripartita.
fuori la fotografia diventata famosissima: i due filosofi in A Berlino dovette constatare, amaramente, che a cau-
piedi davanti al calesse, con l’aria un po’ imbecille, e sa della sua vista non era più in grado di orientarsi in
Lou seduta dietro nell’atto di agitare il frustino. Paul una grande città poco conosciuta. Lo scrisse a Lou: «Il
Rée si vergognò per tutta la vita di quella foto, la Salomé mio viaggio mi ha nuovamente illuminato sulla mia in-
anche, nella misura in cui una come lei poteva vergo- dicibile goffaggine non appena sento intorno a me per-
gnarsi di qualcosa, Nietzsche no. Quell’immagine nel sone e luoghi nuovi: io credo che i ciechi, rispetto ai
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suo ingenuo ed esplicito simbolismo diceva la verità: sul semiciechi, siano più sicuri di sé» . Già da tempo viag-
masochismo di Nietzsche e Rée e sulla crudeltà inconsa- giare aveva perso per lui qualsiasi significato. A Irene
pevole e spensierata di Lou. von Seydlitz, un’altra che gli piaceva, anche se era spo-
La poco allegra brigata si sciolse nuovamente. Le due sata o forse proprio per quello, e che gli aveva regalato
donne si diressero verso Zurigo e Amburgo, dove aveva- del sapone da viaggio, aveva confidato cinque anni pri-
no dei parenti e degli amici, Rée tornò a Stibbe perché ma: «Me lo sono sempre portato dietro, ha visto tutto
la madre lo reclamava. Nietzsche andò a Naumburg, ciò che ho visto io (è vero che non vedo granché quando
aveva infatti da ricopiare il manoscritto della Gaia scien- viaggio, ma più o meno quello che vede una saponet-
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za che era finito e pronto per la stampa. Poiché questa ta)» .
volta il fedele Gast non c’era dovette arrangiarsi ingag- Dov’era finita Lou? Era a Stibbe, nella tenuta dei
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giando «un vecchio commerciante fallito e asino» . La Rée. A Lucerna i rapporti fra i due si erano ulteriormen-
cosa era piuttosto macchinosa: Elisabeth leggeva il ma- te stretti ed erano passati al “tu”. Adesso Rée le scriveva
noscritto a voce alta e dettava allo scrivano, Nietzsche delle lettere appassionate in cui la chiamava «la mia
ascoltava e correggeva al volo. Ma fra che il commer- adorata chiocciolina» e si firmava «il tuo Tu», «il tuo
ciante fosse mezzo sordo ed Elisabeth non sempre in fratellino» e anche, poco più avanti, «la tua cacchina».
grado di interpretare gli scarabocchi del fratello, il lavo- Quando infatti lui le aveva scritto: «Sono stufo di non
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ro procedette molto faticosamente e a rilento. La Gaia avere un nome. Devi darmene uno» , lei glielo aveva
scienza, con le bozze corrette come sempre da Gast, dato: «Cacchina».
sarebbe uscita il 20 agosto del 1882. Facendo un pressing furioso su sua madre e su quella
Da Naumburg Nietzsche scriveva a Lou lettere tra- di Lou, Rée era riuscito a convincerle a mandare la ra-
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